Le crypto vanno forte in Africa?

Pare che sia sempre di più così

Ad aprile, in base ai dati di Google Trends è emerso che la città di Lagos in Nigeria ha registrato il volume maggiore al mondo in termini di ricerche online per il termine “Bitcoin”. Buona parte di questo traffico è dovuta alla frustrazione nei confronti delle soluzioni di pagamento attuali come Paypal, il quale sta di fatto impedendo ai cittadini nigeriani di ricevere bonifici internazionali per via della cattiva reputazione fiscale del Paese. Milioni di consumatori innocenti sono stati coinvolti: infatti, l’unica loro alternativa è utilizzare strumenti che richiedono il pagamento di commissioni maggiori. Alcuni considerano le criptovalute una soluzione perfetta che permetterebbe agli africani di ricevere pagamenti nell’ambito di relazioni commerciali con gli altri Paesi del mondo. 

Alcuni sondaggi hanno anche rivelato che l’Africa, hub dell’m-commerce, è una zona nevralgica per concentrazione di titolari di crypto. Circa il 5,5% degli utenti adulti della rete Internet a livello mondiale detiene una qualche forma di valuta digitale, ma ben 3 nazioni africane si collocano al di sopra di tale valore medio. Stando allo Hootsuite’s 2019 Global Digital Yearbook il 10,7% dei sudafricani detiene crypto, il valore più alto registrato in tutte le nazioni partecipanti allo studio. In Nigeria il valore si attesta a 7,8%, mentre in Ghana al 7,3%.

Perché questo entusiasmo per le criptovalute in Africa?

Le ragioni a supporto della loro popolarità sono sfaccettate e affascinanti.

I pagamenti transfrontalieri apportano il loro contributo, in particolare vista e considerata l’importanza delle rimesse che vengono spesso inviate da nazioni come il Sudafrica verso altri 15 Paesi del continente, all’interno della cosiddetta Comunità di sviluppo dell'Africa meridionale. 

Anche l’instabilità delle valute fiat locali è un’altra questione da considerare. Quest’anno, il rand sudafricano è tornato ad essere la valuta più volatile al mondo. Questo ha indotto i consumatori a cercare modi per mettere al riparo il loro denaro. 

Gli africani che vivono in altre nazioni del continente stanno perdendo la fiducia che riponevano nelle banche centrali. Prendiamo l’esempio dello Zimbabwe, dove dilaga l’iperinflazione. La popolarità del Bitcoin è cresciuta a tal punto che la domanda per questo asset ne ha largamente superato l’offerta: ciò significa che BTC talvolta viene scambiato a un sovrapprezzo considerevole rispetto al resto del mondo. Nel mese di giugno il Paese ha reintrodotto il dollaro zimbabwese dopo 13 anni di assenza e ha contestualmente messo al bando i dollari statunitensi, le sterline britanniche e le altre valute straniere. Instabile per le difficoltà economiche del passato, lo Zimbabwe è diventato uno dei maggiori mercati crypto del continente in quanto alcuni consumatori ritengono che Bitcoin ed Ether (ETH) siano più affidabili. 

Cosa potrebbero risolvere le crypto e la blockchain?

I loro sostenitori pensano che vi siano molti ambiti in cui crypto e blockchain possono fare la differenza.

Oltre alle rimesse e alla volatilità valutaria, anche l’inclusione finanziaria è un’altra questione scottante per l’Africa. Uno studio della Banca mondiale evidenzia che buona parte degli 1,7 miliardi di soggetti al mondo sprovvisti di servizi bancari si trova nel continente africano, e che 2 adulti su 3 nell’Africa subsahariana non abbiano accesso a un conto bancario.

In un certo senso l’Africa è più preparata a una virata verso le crypto rispetto ad altri continenti. I soldi digitali sono già stati un volano fondamentale per la riduzione del numero di adulti sprovvisti di servizi bancari. La Banca mondiale sostiene che, in otto nazioni africane, 1 adulto su 5 possieda solo un conto accessibile unicamente da telefono cellulare. Considerato il gran numero di utenti disposti a utilizzare questa tecnologia, gli exchange e i wallet di criptovalute che offrono applicazioni funzionali per utenti da mobile possono dar loro grandissimi vantaggi. 

Anche la blockchain si sta dimostrando molto promettente. Gli stakeholder della regione ritengono che la tecnologia dei registri distribuiti servirà a risolvere criticità di sviluppo di ormai lunga data, nonché a sbloccare il potenziale necessario per la crescita economica. I politici nigeriani ritengono che la blockchain sarà il motore trainante della quarta rivoluzione industriale e che, per la prima volta, l’Africa abbia l’opportunità di far sentire la propria voce. Le società del settore fintech nel continente stanno registrando una crescita importante. Centri nevralgici in tal senso sono Città del Capo, dove il numero di nuove startup è aumentato del 23%, e Nairobi, dove si è osservato un incremento del 28%. 

Si spera inoltre che la tecnologia della blockchain possa contribuire a un sostanziale sviluppo delle infrastrutture africane. In Nigeria, diverse società stanno cooperando per verificare se la blockchain possa essere implementata al fine di rendere più sicura la rete stradale nazionale. Il Sierra Leone si è impegnato per sviluppare per i propri cittadini un sistema di riconoscimento dell'identità basato su blockchain, e spera che questo possa permettere agli istituti finanziari di verificare le identità degli utenti e di creare una cronologia delle transazioni in un modo mai visto prima d’ora. Anche l’Uganda sta collaborando con una startup basata sulla blockchain per limitare lo spaccio di farmaci contraffatti.

Qual è la situazione a livello normativo?

Molte nazioni africane non sono felici per l’arrivo delle crypto.

Alcune nazioni africane hanno di concerto messo al bando le crypto: Marocco, Algeria, Libia, Zambia e Namibia. Altri Paesi hanno invece lasciato i consumatori in un’area grigia, senza fornire loro normative ben definite.

Il Sudafrica è stato quasi un faro nel continente: infatti, l’ente regolatore si è mostrato entusiasta circa il potenziale delle criptovalute. Le autorità hanno cooperato con le società del settore crypto e con gli istituti finanziari per trovare l’approccio migliore. 

Quest’anno si è lavorato per sviluppare un quadro normativo intergovernativo in materia di criptovalute, ma il relativo rapporto deve ancora essere pubblicato. Molti sostenitori delle crypto sono rinfrancati da un resoconto ottimista pubblicato dalla South African Reserve Bank nel 2014, che riportava quanto segue: 

“Aumentare il grado di diffusione presso gli esercenti, integrare strumenti di pagamento tradizionali già esistenti con la valuta digitale decentralizzata, nonché promuovere i vantaggi correlati a tali sistemi. Questo è il potenziale di crescita del Bitcoin nell’attuale panorama operativo”

Quali altri ostacoli bisognerà fronteggiare?

Oltre ai rompicapi normativi, le società crypto potrebbero faticare a guadagnare consenso nel continente.

Perché l’adozione delle crypto potrebbe essere una sfida? Soprattutto perché potrebbe essere difficile far capire il potenziale delle criptovalute: infatti, alcuni consumatori potrebbero discostarsi per paura che si tratti di una tecnologia troppo complessa da utilizzare ogni giorno. BTC potrebbe anche non essere la valuta migliore per gli africani che desiderano utilizzarla nella vita di tutti i giorni, in quanto eccessivamente volatile.

Da notare è anche il rischio di una sopravvalutazione della presenza di accessi sicuri a internet nel continente, in particolare considerati i ritardi registrati a livello di connessione tra luoghi distanti nel mondo. Inoltre, progetti basati su crypto e blockchain modellati sul mercato africano dipenderanno dalla competenza di sviluppatori e imprenditori in grado di realizzarli. Questo significa che formare nuovi talenti e attirarne altrettanti da tutto il mondo saranno fattori fondamentali per stimolare l’adozione su larga scala di queste tecnologie.