Ethereum (ETH) è stato concepito alla fine del 2013 e lanciato nel luglio 2015. Io ho iniziato a lavorare su Ethereum nell'estate del 2014: in altre parole, lavoro in questo settore da ben dieci anni. Vorrei cogliere l'occasione per dare uno sguardo al passato, per verificare se ciò che tutti noi ci aspettavamo agli albori della blockchain si è effettivamente realizzato.
Chain e coin hanno proliferato anziché consolidarsi
Le blockchain godono, quasi per definizione, di un network effect molto forte. Per questo motivo, ci si potrebbe aspettare che esistano soltanto una manciata di blockchain (o persino una singola blockchain) in cui viene verificata la maggior parte delle attività degli utenti finali. Ethereum è stato creato, in parte, come essere una chain in grado di fare ogni cosa; in contrasto con la pratica dell'epoca di creare una nuova blockchain per ogni funzionalità specifica.
In effetti i social network e i mercati azionari mostrano una tendenza al consolidamento: vi sono pochi social network popolari, che si distinguono in base ai loro scopi (X per i post testuali, Instagram per le immagini, YouTube per i video e così via). Gli Stati Uniti hanno due mercati azionari popolari, la maggior parte dei Paesi ne ha uno o nessuno, e solo i primi ~25 sono davvero significativi a livello globale. Al contrario, esistono circa 2,5 milioni di criptovalute: un numero cinque volte maggiore rispetto al 2021. Sebbene molte di queste non siano particolarmente popolari, ad oggi ne esistono oltre 50 con un valore di mercato di almeno un miliardo di dollari.
Le blockchain e le monete costruite su di esse sono relativamente semplici da sviluppare e finanziare, quindi è logico che ne siano apparse molte. Ethereum ha notevolmente semplificato questo processo: oggi per lanciare un token bastano poche linee di codice, o persino qualche click.
Inoltre gli investimenti privati tendono a riversarsi nei settori più caldi del momento: attualmente sono AI e blockchain, in passato le società di ride-sharing.
Le 25 borse valori più importanti del mondo. Fonte: Visual Capitalist
Di solito si assiste a un consolidamento, con una manciata di vincitori che conquistano la maggior parte delle quote di mercato, mentre la concorrenza viene acquisita o fallisce. Al contrario, le blockchain e i token blockchain-nativi sono stranamente resistenti: alcuni progetti rimangono in circolazione per anni, anche se non più sviluppati attivamente. Alcuni persino ritornano inaspettatamente: Dogecoin (DOGE), ad esempio, ha assistito a un incremento d'interesse a partire dal 2020.
La tesi dei "mercati per ogni cosa" non si è (ancora) realizzata
Intorno al 2014, ogni lunga discussione sulla natura non censurabile della tecnologia blockchain finiva per affrontare il tema degli assassination market, ovvero mercati che consentono agli speculatori di scommettere sul momento della morte di qualcuno. I primi assassination market sono effettivamente apparsi attorno al 2018, ma la loro presenza non è stata duratura. I prediction market sono invece diventati popolari in aree che erano già popolari prima dell'esistenza della blockchain – ovvero elezioni e sport – con volumi enormi negli ultimi tempi.
Un decennio fa si speculava anche sull'introduzione di assicurazioni decentralizzate, oggi esistenti ma molto marginali. Si può immaginare un'infinità di mercati per le micro-assicurazioni: il mio treno arriverà in orario? E se non arriva, posso essere risarcito? Ma il semplice fatto che questa idea sia realizzabile da un punto di vista tecnico non sembra essere sufficiente: semplicemente le persone non sembrano essere interessate a servizi di questo tipo, almeno per ora.
L'adozione istituzionale è avvenuta in modo diverso da quanto ci si aspettava
L'adozione istituzionale ha riguardato più i nuovi asset che la migrazione dei processi aziendali, mentre gli asset legacy sono stati più lenti del previsto a spostarsi su blockchain.
Agli albori di un'industria tecnologia, di solito è il governo (in particolare la difesa) a essere il primo cliente. Al tempo stesso le istituzioni più ricche impiegano tecnologi in grado di lavorare con prodotti non ancora maturi, ottenendo risultati migliori rispetto agli strumenti in uso fino a quel momento. Si pensava che questo sarebbe stato il percorso di adozione della blockchain, soprattutto considerando il notevole interesse da parte delle istituzioni finanziarie tradizionali.
Invece, i casi d'uso di maggior successo per le grandi istituzioni si sono orientati verso i consumatori. La tecnologia blockchain è forse troppo trasformativa e difficile da adottare in modo incrementale per essere utilizzata nei processi aziendali. Le nuove classi di asset sono state di primario interesse: brand come Nike hanno guadagnato la ragguardevole cifra di 185 milioni di dollari tramite la vendita di NFT, mentre l'iShares Bitcoin Trust gestisce qualcosa come 20 miliardi di dollari.
Le start-up hanno avuto più successo nel portare gli asset legacy on-chain rispetto alle istituzioni tradizionali. Con un market cap di 120 miliardi di dollari, Tether (USDT) è la storia di successo più evidente. Le grandi istituzioni finanziarie hanno un AUM molto maggiore (BlackRock in testa con 9.000 miliardi di dollari), ma, in termini relativi, finora hanno spostato ben poco su blockchain.
Il settore non si è evoluto come mi aspettavo. È stato strano, per certi versi deludente e per altri sorprendente. Nella sua lettera agli azionisti del 1997 – anno in cui Amazon ha guadagnato 150 milioni di dollari – Jeff Bezos aveva definito il Web il "World Wide Wait." È probabile che anche la blockchain segua un percorso simile a quello di Internet.
Kieren James-Lubin è il CEO di BlockApps e lo sviluppatore del protocollo STRATO Mercata. Nata dopo il lancio di Ethereum, BlockApps ha lavorato con alcune delle più grandi imprese e governi del mondo e ha raccolto circa 50 milioni di dollari di investimenti. Prima di fondare BlockApps, Kieren ha conseguito una laurea in matematica presso l'Università di Princeton ed è stato candidato a un dottorato di ricerca in fisica matematica presso la UC Berkeley.