Il commissario Dan M. Berkovitz della Commodity Futures Trading Commission (CFTC) ritiene che le piattaforme di derivati ​​DeFi potrebbero violare il Commodity Exchange Act (CEA).

Nell'ambito del discorso di apertura "Cambiamento climatico e finanza decentralizzata: le nuove sfide per la CFTC", tenutosi l’8 giugno, Berkovitz ha dichiarato:

"Oltre al fatto che secondo me i mercati DeFi senza licenza per gli strumenti derivati ​​non sono una buona idea, non capisco nemmeno come possano essere considerati legali ai sensi del CEA"

"Il CEA richiede che i contratti futures siano negoziati su un mercato contrattuale designato (DCM) concesso in licenza e regolamentato dalla CFTC", rimarca Berkovitz, specificando che nessuna piattaforma DeFi è registrata come DCM o SEF.

Vista la crescita esponenziale del settore, è necessario per i regolatori iniziare ad acquisire familiarità con i derivati DeFi e le altre applicazioni, ha affermato il commissario durante il discorso.

Negli ultimi dodici mesi è stata immessa un’enorme quantità di liquidità nel mercato, e ora che “si tratta di denaro reale” è fondamentale porre in essere una normativa severa a tutela dei consumatori:

"Data la crescita esplosiva di questo settore, i regolatori federali dovrebbero acquisire familiarità con la nuova tecnologia e i suoi potenziali utilizzi, ed essere pronti a proteggere il pubblico dei consumatori da eventuali abusi".

Sorprende però il fatto che Berkovitz, commissario responsabile della CFTC, abbia fatto riferimento a una definizione di DeFi trovata su Wikipedia e che le sue conoscenze siano in parte basate su una ricerca effettuata tramite Google:

"[È] un termine ombrello, che comprende una varietà di applicazioni finanziarie nelle criptovalute o nella blockchain orientate a rimuovere la figura degli intermediari finanziari."

Il cofondatore di Coin Metrics, Jacob Franek, ha subito criticato le parole del commissario, suggerendo che "dovrebbe andare oltre la semplice lettura di un articolo di CoinDesk":

"Non so con quali sostenitori della DeFi tu abbia parlato, ma l’idea di fondo *non* è assolutamente quella di tagliare gli intermediari, ma semplicemente offrire agli investitori un maggiore controllo sui loro investimenti.

Sembri anche un po’ confuso su cosa sia effettivamente la DeFi e su come funzioni."

Berkovitz ha messo in guardia sulle possibili conseguenze di entità non regolamentate operanti in un sistema bancario fantasma. Il rischio è soprattutto la competizione con le entità regolamentate, le quali potrebbero iniziare ad “assumere maggiori rischi per poter generare guadagni più elevati”, o cercare di allentare le maglie della regolamentazione “per posizionarsi su un terreno di gioco alla pari”:

"Secondo me è insostenibile l’idea di consentire a un mercato dei derivati ​​non regolamentato e senza licenza di competere, fianco a fianco, con un mercato dei derivati ​​completamente regolamentato e autorizzato."

Berkovitz ha contestato poi l’ipotesi avanzata dai sostenitori della DeFi, secondo cui tagliare fuori dal contesto gli intermediari potrebbe offrire agli investitori rendimenti più elevati e un maggiore "controllo sui loro investimenti".

A suo parere infatti gli intermediari come "banche, exchange, trader di commissioni sui future, camere di compensazione e gestori patrimoniali" hanno sviluppato nell’arco di 200 o 300 anni un modello bancario e finanziario che supporta in modo affidabile "i mercati finanziari e il pubblico degli investitori":

"Uno dei motivi principali per cui il nostro sistema finanziario è così forte è la protezione legale a difesa degli investitori quando impiegano il loro denaro nei mercati finanziari statunitensi, il più delle volte attraverso intermediari."