Secondo quanto dichiarato da Samson Mow, alcuni emittenti di potenziali fondi negoziati in borsa (ETF) di Bitcoin (BTC) dovranno rivelare gli indirizzi on-chain dei BTC sottostanti per poter competere con altri emittenti.
Stando a quanto riferito dal CEO di Jan3, la divulgazione di prove verificabili on-chain che dimostrino le riserve di Bitcoin sarebbe l'opzione migliore per gli emittenti di ETF spot di Bitcoin per garantire le loro partecipazioni. Tuttavia, nessuno dei 14 candidati esistenti risulta essersi impegnato a fornire prove on-chain, sostiene Mow in un'intervista rilasciata a Cointelegraph il 28 dicembre.
Alcuni operatori di criptovalute si sono dimostrati scettici riguardo alle partecipazioni sottostanti di un ETF spot di Bitcoin, con alcuni dirigenti che hanno persino suggerito che un ETF potrebbe potenzialmente creare "milioni di BTC non garantiti".
Esperti come Eric Balchunas, analista ETF di Bloomberg, hanno risposto che detenere Bitcoin reali sarebbe nel "miglior interesse" degli emittenti, poiché non farlo potrebbe tradursi in una conseguente perdita di reputazione e di fiducia.
Secondo Leah Wald, cofondatrice e CEO di Valkyrie, gli investitori saranno in grado di verificare se gli emittenti di un ETF spot Bitcoin possiedono effettivamente Bitcoin esaminando i dati regolarmente disponibili al pubblico del fornitore dell'ETF. "In teoria, non dovrebbe essere diverso dal verificare che un ETF azionario detenga quote dei titoli in cui dichiara di investire attraverso le partecipazioni del fondo", ha dichiarato Wald a Cointelegraph, aggiungendo che molte autorità di regolamentazione monitoreranno le partecipazioni degli asset sottostanti.
"I Bitcoiner più tecnici potranno anche esaminare i flussi dei fondi on-chain e off-chain", ha commentato l'amministratore delegato di Valkyrie.
Per quanto riguarda la questione degli asset sottostanti di un ETF spot, gli scettici hanno sostenuto che tali asset non siano verificabili fino a quando non sarà disponibile una prova on-chain da parte degli emittenti. Tuttavia, alcuni richiedenti di ETF spot, come Grayscale Investments, si sono rifiutati di rivelare gli indirizzi in passato, adducendo problemi di sicurezza.
"A causa di problemi di sicurezza, non rendiamo pubbliche le informazioni sui wallet on-chain e le informazioni di conferma attraverso una Proof-of-Reserve crittografica o un'altra procedura di contabilità crittografica avanzata", ha comunicato Grayscale su X (ex Twitter) a novembre 2022.

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Secondo Mow, sarebbe ipoteticamente possibile che un emittente crei un ETF spot "non garantito", qualora violasse la normativa. Ha aggiunto che:

"In quanto strettamente regolamentati, tecnicamente non dovrebbe essere possibile per un ETF emettere azioni non garantite, ma ciò non significa necessariamente che gli emittenti rispettino tali regole".

Pur ammettendo la probabilità che alcuni emittenti operino contro le regole, Mow ritiene che la trasparenza costituirà uno degli aspetti competitivi più importanti nella corsa agli ETF. Il CEO di Jan3 ha dichiarato:

"Con l'intensificarsi della corsa agli ETF, credo che assisteremo ad uno o più fondi rivelare i propri indirizzi nel tentativo di essere considerati l'emittente più trasparente e affidabile".

Si prevede che le autorità di regolamentazione dei titoli negli Stati Uniti approveranno i primi ETF spot Bitcoin ad inizio gennaio, con la maggior parte degli analisti che indica proprio il 10 come giorno in cui avverranno le prime approvazioni. Alcuni esperti di ETF, come Nate Geraci, ipotizzano che gli emittenti di ETF si troveranno ad affrontare una concorrenza "assolutamente brutale" sulle fee, dal momento che vari emittenti come Invesco e Galaxy rinunceranno alle commissioni per i primi sei mesi e per i primi 5 miliardi di dollari di asset investiti.
Secondo Balchunas e il suo collega James Seyffart, vi è una probabilità del 90% che la Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti approvi un ETF spot su Bitcoin entro il 10 gennaio. Gli analisti ritengono che ci sia una piccola possibilità che gli ETF possano essere respinti ancora una volta, ma affermano che ciò avverrà solo nel caso in cui l'autorità di regolamentazione richieda ulteriore tempo.

Traduzione a cura di Walter Rizzo