Dopo il notevole incremento dell'hash rate della scorsa settimana, la difficoltà di mining di Bitcoin è aumentata del 9,89%: ha così raggiunto il livello più alto di sempre, con un valore di oltre 17.300 miliardi.
Nonostante il prezzo di Bitcoin (BTC) sia da molto tempo statico a circa 9.000$, i fondamentali alla base del network appaiono più robusti che mai.
L'halving non ha danneggiato il settore del mining
Alcuni esperti avevano previsto che l'halving di maggio avrebbe spinto i miner ad abbandonare in massa il network di Bitcoin, in quanto non più in grado di generare profitti.
In effetti abbiamo assistito a un crollo dell'hash rate nel periodo immediatamente successivo all'halving, seguito da due riduzioni della difficoltà di mining. Ma lo scorso mese la difficoltà è aumentata di quasi il 15%, annullando le due contrazioni precedenti.
Ora sia hash rate che difficoltà sono ai massimi storici: i timori legati all'impatto che l'halving avrebbe avuto sul mining si sono dimostrati infondati.
Un blocco ogni dieci minuti
La difficoltà di mining viene regolata automaticamente ogni 2016 blocchi, vale a dire ogni circa due settimane, al fine di garantire che i nuovi blocchi vengano prodotti in media ogni 10 minuti.
Generalmente si tratta di un parametro strettamente correlato all'hash rate, vale a dire la potenza di calcolo complessiva del network: un hash rate maggiore implica tempi di creazione dei blocchi più brevi, facendo così aumentare la difficoltà.
Questo valore influenza anche il prezzo: una difficoltà molto alta rende il mining meno redditizio, spingendo quindi i miner a vendere una quantità maggiore di monete per il mantenimento delle operazioni.