L'economista Alex de Vries, che ha recentemente pubblicato un articolo intitolato "Il Crescente Problema Energetico del Bitcoin", ha dichiarato al The Indipendent che entro fine anno il mining di BTC utilizzerà ben lo 0,5% dell'energia mondiale.

De Vries afferma che al momento la rete Bitcoin utilizza circa 2,55 GW di elettricità, ma i consumi aumenteranno sempre più fino a raggiungere i 7,67 GW: come riferimento, basti pensare che l'Irlanda consuma 3,1 GW e l'Austria 8,2 GW. La rete "ha un grosso problema, e cresce molto velocemente", spiegando tuttavia che soluzioni come il Lightning Network potrebbero "alleviare la situazione".

La rete Bitcoin richiede enormi quantità di energia per effettuare i propri calcoli, generare nuovi blocchi e fornire ricompense ai miner: quest'anno l'Islanda consumerà infatti più elettricità per il mining di criptovalute che per le abitazioni. Tuttavia qualcuno non considera i potenziali danni per l'ambiente un grosso problema, soprattutto se comparati ai potenziali vantaggi economici per i paesi in via di sviluppo.

De Vries ha spiegato al The Independent che "lo 0,5% è già parecchio preoccupante":

“È molto diverso rispetto al sistema finanziario tradizionale, e questa domanda sempre crescente di elettricità non ci aiuterà a raggiungere i nostri obiettivi climatici".

Lo studio scientifico descrive nel dettagli gli effettivi consumi dei dispositivi di mining più popolari: De Vries ha studiato gli Antminer di Bitmain per fornire un'idea degli altissimi consumi annuali di ognuna di queste macchine.

Poiché lo studio di De Vries è il primo a fornire dati precisi e concreti sui consumi del mining di criptovalute, spera che il suo lavoro possa "innescare la discussione" a livello internazionale, in quanto in questo momento il mondo ha bisogno di "dibattiti scientifici sul futuro di questa rete" piuttosto che di "calcoli approssimativi".