Buda, importante exchange di criptovalute con sede in Cile, è riuscita a convincere il tribunale ad ordinare la riapertura dei conti bancari appartenenti alla piattaforma.

La Corte Antimonopolio del Cile ha pubblicato la sentenza sul proprio sito, ordinando alle banche Banco del Estado de Chile e Itau Corpbanca di aprire nuovamente i conti di Buda in seguito ad una denuncia ai danni di dieci diverse banche del paese, comprese le due appena menzionate. Buda ha fatto causa agli istituti finanziari poiché avrebbero bloccato i conti "in maniera ingiustificata".

Questo mese, numerosi exchange con sede in Cile hanno intrapreso azioni legali contro la decisione delle banche di bloccare i loro conti. Buda, Orionx e CryptoMarket affermano che le decisioni unilaterali adottate dal sistema bancario del paese stiano "uccidendo l'intera industria".

In un'intervista con Cointelegraph, il CEO di Buda Guillermo Torrealba ha dichiarato che il Cile vorrebbe mostrarsi al mondo come un paese liberale ed aperto a nuove tecnologie, ma la realtà è ben diversa:

“Il Cile mostra ancora una volta il suo lato B, quello di un paese estremamente conservativo, nonostante i suoi sforzi di farsi vedere al mondo come liberale".

Nonostante le numerose lamentele in rete, le banche si sono ad oggi rifiutate di rilasciare alcuna dichiarazione in merito. Secondo Torrealba, il potente sistema bancario del Cile sta rendendo la situazione per le criptovalute peggiore che in Ecuador, Bolivia o Cina.

Torrealba sottolinea inoltre che in Cile che non è presente alcuna legge, normativa o regolamentazione che possa impedire alle aziende di criptovalute di operare normalmente:

“Non c'è stato un ente di regolamentazione, legislatore o funzionario del governo che abbia dichiarato l'illegalità delle criptovalute, si è trattata di una decisione unanime di un settore molto forte dell'economia: l'industria bancaria".