A differenza della maggior parte delle altre criptovalute, i token di governance per i progetti di finanza decentralizzata, o DeFi, si prestano più facilmente alle classiche tecniche di analisi dei fondamentali economici. Essendo sotto molti punti di vista simili all’equity tradizionalmente intesa, possono essere inquadrati in un framework di valutazione aziendale.
Cointelegraph ha intervistato Pankaj Balani, CEO della piattaforma di trading Delta Exchange, per discutere della ricerca che la sua società sta svolgendo al fine di valutare in maniera corretta il token del protocollo Compound.
Il valore monetario della governance
Inizialmente i ricercatori hanno provato ad assegnare un valore monetario alla possibilità di governare il protocollo. Hanno preso le mosse dai mercati azionari, in cui le varie tipologie di azioni delle società prevedono diritti di voto differenti. Balani fa notare come “quasi sempre, le azioni con diritto di voto vengono scambiate ad un valore più alto rispetto a quelle senza diritti di voto”.
Secondo la loro analisi, questo valore si esprime in un costo aggiuntivo del 2.5-5%, 15% al massimo. Per il progetto COMP, però, i ricercatori sono partiti dall’assunto che il 20% del valore del token sia nella governance, essendoci maggiore libertà nel decision-making rispetto ad azioni tradizionali.
Per fare una stima sul rimanente 80% del valore, è stato applicato un metodo di valutazione solitamente utilizzato per le banche:
"Ci sono persone che depositano i loro asset e persone che prendono in prestito questi asset. Alla fine c’è un tasso d’interesse netto che viene trattenuto dalla banca."
Balani ha spiegato che le azioni delle banche vengono scambiate a valori di poco superiori al loro patrimonio netto, ovvero quanto denaro stanno prestando. Compound non è una banca, ma il suo protocollo funziona in modo simile e possiamo ritenere che trattenga il surplus in maniera similare a quanto farebbe un istituto bancario.
Le banche tradizionali hanno una valutazione di circa due o tre volte superiore al loro patrimonio netto. Per quanto riguarda COMP, i ricercatori hanno moltiplicato il patrimonio netto di cinque volte, per fare una stima della sua crescita futura.
Nonostante questo aggiustamento, il “fair value” del token era pari a 40$, mentre attualmente viene scambiato sul mercato a 173$. Il gruppo di studio ha ipotizzato un patrimonio netto di 400 milioni di dollari, pari cioè agli asset prelevati all’inizio di luglio, secondo dati di DeBank.
Fonte: DeBank
Questa valutazione è corretta?
Il team fa notare come il metodo di valutazione si basi su alcune supposizioni, tra cui il moltiplicatore del patrimonio netto. Ma la ricerca presenta altre condizioni: ad esempio, è stata conteggiata la capitalizzazione di mercato totale di 10 milioni di COMP, mentre il circolante è solo di 2,5 milioni.
D’altro canto, la formula utilizzata presume che il valore di COMP sia correlato esclusivamente alla governance, ma il token dovrebbe a breve implementare un sistema per trattenere il valore economico del protocollo.
La capitalizzazione di mercato di Compound al momento è pari a circa la metà del totale dei fondi presi in prestito, ma anche a questo riguardo c’è bisogno di fare alcune precisazioni.
L’impatto dello yield farming
Secondo le statistiche fornite da Compound, più di 800 milioni del miliardo di dollari in asset prestati dal fondo sono espressi in DAI, sebbene la capitalizzazione complessiva di DAI sia pari a 200 milioni di dollari. Il primo luglio, sono stati presi in prestito solo 30 milioni di DAI. Una situazione molto simile si è verificata con USDC, il cui valore è passato da un giorno all’altro da 30 a 180 milioni di dollari.
Balani ha sottolineato che:
“Molti degli asset vengono utilizzati per fare farming delle ricompense su Compound, che vengono elargite in COMP. Una volta che il prezzo si normalizzerà, è possibile che una grossa parte del patrimonio netto sparirà.”
L’improvvisa crescita di DAI e USDC può essere utilizzata come stima per valutare quanto del capitale di Compound venga davvero reinvestito e quanto sia solo liquidity mining. Questi fondi vengono indirizzati quasi per intero verso l’asset più profittevole per il farming: questo è evidenziato anche dal caso BAT, il cui volume di prestito è passato da 300 milioni ad 1 milione di dollari in concomitanza con la crescita della popolarità di DAI.
Per quanto riguarda USDC e DAI, i loro volumi di prestito sono aumentati di 881 milioni di dollari, cifra aggiunta dai liquidity miner più aggressivi. Pertanto, il vero patrimonio netto di Compound non può essere superiore ai 119 milioni di dollari: con buona probabilità, una buona parte è detenuta da "yield farmer" meno aggressivi.