Come recentemente riportato, la Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti ha avviato una serie di discussioni con Everstake, uno dei maggiori provider di staking non-custodial a livello globale, al fine di definire in modo più chiaro la regolamentazione dello staking nelle reti blockchain.
L'incontro, che ha visto anche la partecipazione della Crypto Task Force della SEC, giunge in un momento in cui oltre 193 miliardi di dollari in asset digitali sono stati messi in staking sulle principali reti proof-of-stake (PoS).
Tuttavia, nonostante la massiccia partecipazione, lo staking rimane in una zona grigia dal punto di vista legale negli Stati Uniti, in quanto le autorità di regolamentazione discutono sulla sua classificazione ai sensi della legislazione vigente in materia di titoli.
La precedente amministrazione della SEC ha anche intrapreso azioni coercitive nei confronti di importanti operatori come Kraken, Coinbase e Consensys a causa dei loro servizi di staking. L'agenzia, sotto la presidenza pro-crypto di Donald Trump, ha recentemente archiviato queste azioni coercitive.
Durante la riunione, Everstake ha dichiarato alla SEC che lo staking no-custodial non dovrebbe essere classificato come transazione di titoli. La società ha affermato che gli utenti mantengono il pieno controllo dei propri asset digitali durante tutto il processo di staking e non trasferiscono la proprietà a terzi.
La società ha sostenuto che ciò rende lo staking una funzione tecnica e non un prodotto di investimento.
“La nostra affermazione principale è che lo staking non sia uno strumento finanziario o una transazione di titoli, ma piuttosto un processo tecnico, un meccanismo di protocollo di base, simile a un oracolo in un database, che mantiene l'integrità e la funzionalità delle reti decentralizzate”, dichiara a Cointelegraph il fondatore di Everstake, Sergii Vasylchuk.

Riunione del team Everstake con la SEC. Fonte: Everstake

Everstake invoca chiarezza normativa

In una lettera inviata alla Crypto Task Force della SEC l'8 aprile 2025, Everstake ha chiesto all'agenzia di estendere la conformità normativa ai modelli di staking non-custodial, custodial e liquid staking.
Nella lettera, inviata in risposta alla richiesta del commissario Hester Peirce di fornire un contributo sul trattamento normativo dei servizi blockchain, Everstake sostiene che lo staking non-custodial non dovrebbe essere considerato un'offerta di titoli.
Essa afferma che lo staking non-custodial, in cui gli utenti mantengono il controllo dei propri token, non comporta la condivisione di asset né l'aspettativa di profitti derivanti da attività di gestione.
Nel proprio modello, Everstake asserisce che gli utenti delegano solo i diritti di convalida, mantenendo la proprietà dei propri asset digitali. Le ricompense dello staking sono distribuite algoritmicamente dalla rete blockchain stessa, mentre l'azienda fornisce semplicemente l'infrastruttura tecnica.

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Staking non-custodial non supera il test di Howey

La lettera illustra inoltre in dettaglio come lo staking non-custodial non soddisfi nessuno dei criteri del test di Howey. Gli utenti non effettuano un investimento di denaro in un'impresa comune, non si aspettano profitti dagli sforzi di Everstake e non dipendono dalla gestione della società per ottenere rendimenti finanziari.
Al contrario, eventuali ricompense provengono da incentivi a livello di rete e fluttuano con il valore di mercato dell'asset sottostante.
Everstake propone criteri specifici che dovrebbero esentare lo staking non-custodial dalla classificazione come titolo. Questi includono il controllo degli asset da parte dell'utente, l'assenza di fondi comuni, lo staking permissionless e la fornitura di servizi puramente tecnici.
Paragona lo staking non-custodial al mining proof-of-work, che la SEC ha già escluso come transazione di titoli.
Margaret Rosenfeld, chief legal officer di Everstake, ha inoltre dichiarato a Cointelegraph che “con lo staking non-custodial non vi è alcun trasferimento di asset, nessun contratto di investimento e nessun rischio di terze parti”. Ha poi aggiunto:

“Considerarla come un'offerta di titoli compromette il modello decentralizzato e rischia di frenare l'innovazione nel settore blockchain.”

Ciononostante, la SEC non ha ancora espresso una posizione definitiva. Rosenfeld ha affermato che l'agenzia non ha preso alcun “impegno specifico” in merito alle linee guida sullo staking. Tuttavia, continua ad ascoltare le parti interessate del settore.
“La Task Force è attivamente impegnata con una serie di parti interessate, comprese quelle coinvolte nello staking non-custodial, negli ETF e nell'infrastruttura blockchain più ampia, per raccogliere input”.
In una lettera del 30 aprile alla SEC, quasi 30 gruppi di sostenitori delle criptovalute guidati dal gruppo di lobby Crypto Council for Innovation (CCI) hanno chiesto all'agenzia una guida normativa chiara sullo staking crypto e sui servizi associati.

Traduzione a cura di Walter Rizzo