In poco più di 10 anni, Bitcoin (BTC) si è evoluto da una piccola comunità cypherpunk ad una questione di sicurezza nazionale con vaste implicazioni geopolitiche.

Durante un panel della conferenza Unitize intitolato “From Bitcoin to Fedcoin: The Next Decade of Digital Money”, moderato da Andy Bromberg, presidente di CoinList, e Meltem Demirors, CSO di CoinShares, si è in realtà parlato molto poco di Fedcoin e di CBDC in generale.

Invece, la discussione si è incentrata sulle conseguenze di uno scenario geopolitico mutevole, in cui Bitcoin ricoprirà un ruolo centrale nella prossima guerra per il dominio sulla tecnologia, e allo stesso tempo sarà la chiave per “sfuggire” digitalmente al controllo governativo.

Controllare il mining

Demirors ha analizzato i profondi cambiamenti in atto nelle dinamiche di potere globali degli ultimi anni, chiarendo che ci sarà un sempre maggiore focus sulla “connettività nel contesto della cyber security e della difesa.

Ha poi citato i passaggi chiave di questo trend, tra cui la nuova leadership di Amazon Web Services negli appalti della difesa o le accuse mosse a Huawei, sospettata di mettere in pericolo la sicurezza degli Stati Uniti. Meltem ritiene che alla base ci siano ragioni strettamente politiche, dato che gli Stati Uniti “hanno espresso preoccupazione per la partecipazione di governi stranieri nella costruzione delle infrastrutture del Paese.

Inoltre, società che si occupano di semiconduttori come Intel e TSMC hanno iniziato a riportare la produzione negli Stati Uniti. È probabile che lo stesso accada con l’attività di mining di Bitcoin:

“Penso che da qui a cinque anni sia molto probabile che almeno il 40% del mining di Bitcoin, se non di più, sarà svolto negli Stati Uniti. È plausibile che i governi considerino i grandi network delle criptovalute parti integranti delle loro strategie di sicurezza nazionale.”

Bitcoin: il denaro della resistenza?

Discutendo di stablecoin, e in particolare di valute digitali di emissione governativa, Demirors ritiene che tali strumenti siano totalmente diversi da Bitcoin:

“Ritengo che ciò a cui stiamo assistendo ora è un tentativo di inquadrare le idee in un framework già noto. Le CBDC non hanno assolutamente nulla a che fare con Bitcoin, anzi. Sono antitetiche.”

Dal suo punto di vista, sostenere che questi sistemi siano basati su blockchain potrebbe far parte di una deliberata azione di propaganda “che ormai sta iniziando a far parte di questo settore”.

Nonostante le critiche, Demirors e Bromberg hanno evidenziato che le Central Bank Digital Currency potrebbero comunque rappresentare un passo avanti rispetto all’attuale struttura della moneta fiat. Demirors ha infatti chiarito che:

"Ritengo che bisogni diversi richiedano approcci diversi. Bitcoin, le altre criptovalute, le fiat digitali e altri progetti sono solo strumenti tramite i quali tentiamo di risolvere i nostri problemi."

Il problema che Bitcoin risolve, ha ribadito, è quello della “scelta del sistema monetario”. La gente insoddisfatta dell’attuale andamento del sistema non ha molti strumenti per cambiare le cose: le coin ancorate al dollaro potrebbero risolvere alcuni problemi, ma nonla censura finanziaria, la sorveglianza finanziaria e la totale mancanza di privacy.

A suo parere, Bitcoin è il “principale candidato” a diventare “il denaro della resistenza”. Paradossalmente, BTC può essere visto sia come un problema di sicurezza nazionale che come una soluzione a quel problema.