Narendra Modi, il primo ministro indiano, ha appoggiato la blockchain come "opportunità nella tecnologia di frontiera", rinnovando le speranze di un riavvicinamento alle criptovalute da parte del Paese.

Nel discorso d’apertura in occasione dell’India Ideas Summit, ospitato mercoledì dall’US-India Business Council, il primo ministro indiano Narendra Modi ha descritto il Paese come un’oasi per gli investitori internazionali.

Grandi opportunità nella blockchain

Una parte del discorso ha delineato un appoggio alla blockchain come opportunità di investimento tra le cosiddette "tecnologie di frontiera":

"Le opportunità nella tecnologia includono anche opportunità nelle tecnologie di frontiera come 5G, analisi big data, informatica quantistica, blockchain e internet of things."

Modi ha aggiunto che mezzo miliardo di persone in India sono già connesse a internet e un altro mezzo miliardo è ancora in attesa di connessione. Questo presenta un’importante opportunità per le compagnie di espandersi in un grande mercato.

A differenza della Cina, che rimane in gran parte chiusa alle aziende tecnologiche straniere, l’India vuole aprirsi. Il primo ministro ha affermato che, nel corso degli ultimi sei anni, l’india ha compiuto molti sforzi per rendere la sua economia più aperta e orientata alle riforme.

Ritwittando i commenti del PM, la piattaforma crypto indiana Crypto Kanoon ha evidenziato l’importanza della chiarezza in termini di normative per il futuro:

“La Cina sta integrando un network blockchain statale con sei blockchain pubbliche nel mondo. È importante per noi accogliere le blockchain pubbliche e introdurre una chiara regolamentazione per l’intera questione.”

Il futuro delle crypto è ancora incerto

In superficie, l’India sembra aver intrapreso lo stesso percorso della Cina, promuovendo la blockchain ma restando cauta per quanto riguarda le criptovalute. La situazione attuale resta incerta nonostante la conferma a maggio da parte della Reserve Bank of India (RBI) dell’assenza di leggi che proibiscono alle banche di offrire servizi a clienti commerciali nell’ambito delle crypto. Questa conferma è arrivata in seguito alla revoca del divieto da parte della Corte Suprema a marzo.

La crisi economica sempre più grave nel Paese, tuttavia, ha ostacolato l’adozione e le banche si sono mostrate riluttanti ad aprire le proprie porte agli asset digitali. Alcune banche, come HDFC e Indusind Bank, hanno continuato a rifiutare di trattare con asset digitali.

In uno webinar avvenuto la scorsa settimana, l’ex ministro delle finanze indiano, Subhash Chandra Garg, ha discusso del futuro delle crypto con i dirigenti del settore. Garg è stato determinante nella stesura di un disegno di legge che proponeva un divieto sulle criptovalute, e un periodo in prigione per chi le possiede.

Ha spiegato che gli asset crypto possono essere usati come prodotti regolamentati ma non si può permettere che funzionino come valute in India. I dirigenti del settore hanno commentato che le criptovalute non dovrebbero essere considerato come un sostituto della rupia.

L’India è ben lungi dall’essere un polo crypto globale o dall’adozione di massa. Convincere le banche a collaborare sembra essere il passo fondamentale. Forse il recente appoggio alla blockchain del primo ministro Modi riuscirà a spingere la banca centrale all’azione.