Gli analisti di JPMorgan Chase credono che questo lungo mercato ribassista stia spaventando gli investitori istituzionali, ha riportato Bloomberg in un recente articolo.
Secondo tale studio, condotto in collaborazione con l'esperto dei mercati globali Nikolaos Panigirtzoglou, pare che l'interesse delle grandi istituzioni nel Bitcoin (BTC) "stia svanendo".
In particolare, gli analisti hanno notato una notevole riduzione nel numero di contratti future sul Bitcoin attualmente aperti sul Chicago Board Options Exchange (CBOE). Il resoconto spiega infatti che nell'ultimo mese tale indice ha raggiunto il suo "livello più basso" sin dal lancio di questi strumenti finanziari, a dicembre dello scorso anno.
Citando i dati raccolti dalla Commodity Futures Trading Commission (CFTC) degli Stati Uniti, gli esperti affermano che anche il numero di contratti future sul Chicago Mercantile Exchange (CME) ha "quasi raggiunto il limite inferiore del range annuale".
JPMorgan ha poi sottolineato che la grandezza media delle transazioni nei mercati delle criptovaluta ha registrato una contrazione significativa, dai 5.000$ di un anno fa ai circa 160$ di adesso. Sono state soprattutto le altcoin ad aver "sofferto in maniera sproporzionata durante la fase di correzione".
La ricerca ha inoltre affrontato l'argomento del mining di criptovalute, e del crollo della redditività associato al declino dei mercati. Citando i valori di hashrate in continua riduzione della rete Bitcoin, JPMorgan afferma che il mining non è più un'attività remunerativa per molte aziende, che sono state costrette a vendere il proprio equipaggiamento.
L'opinione di JPMorgan viene condivisa anche da Meltem Demirors, CSO di CoinShares, secondo la quale il recente crollo dei prezzi è stato causato dalle istituzioni che hanno "rimosso il denaro dal tavolo":
"Ogni volta che si parla di hard fork, i mercati tendono a diventare strani e incerti. Per questo penso che le persone stiano tentando di rimuovere ogni potenziale rischio dal tavolo."