In una nota del 19 marzo, Morgan Stanley ha riferito ai suoi clienti che l'andamento del prezzo di Bitcoin è "sorprendentemente simile" a quello del listino Nasdaq nel 2000.

Secondo Sheena Shah, analista del gigante dei servizi finanziari, la ricerca suggerisce che gli incrementi e i crolli di Bitcoin ricordano quelli del Nasdaq, ma si svolgono ad una velocità "circa quindici volte superiore".

"Il mercato ribassista del Nasdaq dal 2000 ha avuto cinque cali di prezzo, con una media sorprendentemente simile del 44%", ha dichiarato Shah.

Questo confronto è l'ultimo tentativo della finanza tradizionale di spiegare l'attuale comportamento dei prezzi di Bitcoin da quando la criptovaluta ha raggiunto i 20.000$ a dicembre, per poi registrare cali del 70% due mesi dopo.

Alcune società del settore hanno continuato a portare avanti la loro idea della "bolla", bolla che scoppiando, secondo Goldman Sachs, arriverebbe ad interessare circa l'1% del PIL globale.

 

Questa settimana, la coppia BTC/USD continua a oscillare intorno agli 8.000$, i prezzi sono aumentati di quasi 1.000$ in 24 ore in seguito alle dichiarazioni rilasciate dagli enti regolatori in vista del vertice del G20, secondo cui l'industria delle criptovalute non rappresenterebbe una minaccia per la stabilità finanziaria.

 

Durante la dimostrazione della correlazione tra Bitcoin e Nasdaq, la Morgan Stanley ha anche fatto riferimenti all'emissione e al comportamento dell'altcoin Tether (USDT).

Legato al valore fisso di 1$, Tether è passato sotto la lente d'ingrandimento sia dell'industrie che degli enti regolatori, dato che le variazioni della sua emissione sembravano contribuire all'andamento dei prezzi del Bitcoin.

Ciononostante, per Morgan Stanley l'adozione dell'USDT sarebbe uno "sviluppo interessante".

Infine, la società aggiunge: "Nei prossimi anni, pensiamo che l'attenzione dei mercati potrebbe concentrarsi sempre di più sugli scambi tra criptovalute/token, che sarebbero negoziati solo tramite distributed ledger e non tramite il sistema bancario".