Una nuova ricerca suggerisce che gli indici basati su token della finanza decentralizzata presentano una scarsa diversificazione, caratteristica tutt’altro che ideale per gli investitori esperti intenzionati a mitigare i rischi.
Gli indici sono strumenti molto popolari per ottenere un’ampia esposizione a un mercato senza dover condurre ricerche e acquistare asset individuali. In seguito all’esplosione dei protocolli DeFi e dei relativi token nel corso di quest’anno, sono stati lanciati diversi indici.
DeFi Pulse è stato una dei primi operatori a lanciare il proprio indice a metà settembre, al culmine della crescita del settore. Tuttavia Roberto Talamas, analista di Messari, ritiene che sia fortemente sbilanciato verso certi asset. Nella sua ricerca ha spiegato:
“Anche il DPI è un buon investimento per i principianti, potrebbe non fornire la diversificazione richiesta dagli investitori sofisticati, lasciandoli sovraesposti ad asset DeFi individuali.”
Proseguendo ha aggiunto che, nonostante le qualità positive e le commissioni ridotte, i fondi indicizzati possono diventare altamente concentrati riducendo i benefici del prodotto dovuti alla diversificazione.
Questa caratteristica è uno dei motivi principali per cui gli investitori si affidano agli indici, ma dopo aver analizzato il DeFi Pulse Index, il ricercatore ha scoperto che solo quattro asset costituiscono il 77% del rischio totale del portfolio.
In termini di contributi al rischio in percentuale, questi quattro asset sono il token UNI di Uniswap, con oltre un quarto della quota (26,12%), il token nativo di Aave (20,18%), YFI di Yearn Finance (17,87%) e il token SNX di Synthetix (13,29%). Solo questi quattro rappresentano oltre tre quarti del portfolio, quindi qualsiasi grande movimento in uno di essi influenzerà la performance complessiva dell’indice.
Il problema appare in altri indici DeFi, come sDEFI di Synthetix. Anche in questo caso, lo strumento è fortemente sbilanciato verso solo quattro token, ovvero Compound, Maker, Kyber Network e SNX, che costituiscono complessivamente quasi il 60% del portfolio.
Al momento della stesura, il token DPI si trova a 90$, dopo un calo del 14% nelle ultime 24 ore mentre i token DeFi seguivano il pullback generale nel mercato crypto. Il token basato sull’indice ha raggiunto il suo picco di 125$ subito dopo il lancio, ma nella prima settimana di novembre è sceso al suo livello più basso, in prossimità dei 60$.
Tuttavia, rispetto alle prestazioni generali dei token DeFi, DPI ha segnato una ripresa migliore e dista dal suo massimo storico solo del 20%, mentre un gran numero di token tra cui SWRV, CRV, SUSHI, BZRX e MTA rimangono a più del 60% di distanza dai rispettivi record.
Sono presenti indici anche per i mercati generali delle criptovalute, ma al momento stanno registrando performance peggiori. Crypto 20, o C20, è stato lanciato nel 2017 attraverso una ICO come il primo index fund crypto-only tokenizzato.
Questo strumento traccia le prime 20 criptovalute per capitalizzazione di mercato. Oggi viene scambiato a 0,81$, ben lontano dal suo massimo di quasi 4$ toccato a gennaio 2018. Questo nonostante la ripresa del market cap aggregato a 560 miliardi di dollari, a solo 32% di distanza dal suo massimo storico di oltre 830 miliardi di dollari raggiunto a inizio 2018.