Rabi Sankar della Reserve Bank of India ha paragonato le criptovalute a schemi Ponzi. A suo parere vietarle, non regolamentarle, sarebbe la "scelta più consigliabile" per il governo indiano.

Il 14 febbraio Sankar, il vicegovernatore della RBI, ha dichiarato:

"Abbiamo preso atto del fatto che le criptovalute non sono assoggettabili alla definizione di valuta, asset o merce.

Le criptovalute non sono valute, beni finanziari, beni reali e neanche beni digitali. Pertanto, non possono essere regolate. Non è possibile regolare qualcosa che non si può definire."

Sankar ritiene che regolamentare le criptovalute vorrebbe dire giustificarne l’uso come riserva di valore e in alcuni casi dare loro il ruolo di valuta, incoraggiandone  l’uso all'interno del quadro stabilito dal governo. Tuttavia, egli riconosce che il vietarle potrebbe incentivare alcune persone a servirsene per attività illegali: "il traffico di droga è un fenomeno dilagante, nonostante sia ovviamente vietato."

Il vicegovernatore ha anche sottolineato che permettere alle criptovalute di esistere in un ecosistema dominato dalle valute fiat "è destinato ad avere un effetto destabilizzante sulla stabilità monetaria e fiscale di un paese". Se le crypto fossero regolamentate in modo da poter essere usate come un bene di investimento, la sua utilità come riserva di valore aumenterebbe e potrebbe spingere molti utenti ad allontanarsi dalla rupia.

Sankar ha attaccato il vero valore delle criptovalute dicendo:

"A differenza del valore della rupia, che è ancorato alla politica monetaria e al suo status di valuta legale, il valore delle criptovalute è basato unicamente sull'aspettativa che anche altri le considerino un asset di valore e le utilizzino".

L'India è uno dei molti paesi in cui le aziende crypto hanno richiesto al proprio governo una maggiore chiarezza normativa per guidare le loro azioni. Senza tale chiarezza, è difficile per le imprese formulare piani a lungo termine per i loro prodotti e servizi che sono sicuri di non infrangere alcuna legge.

Da tempo le aziende operanti nel settore crypto in India richiedono una maggiore trasparenza normativa: senza tale chiarezza, è difficile per le imprese formulare piani a lungo termine per i loro prodotti e servizi così da non infrangere alcuna legge.

L'11 febbraio, il ministro delle finanze Nirmala Sitharaman ha annunciato che non avrebbe deciso immediatamente se legalizzare o vietare le criptovalute, lasciando l'India in un prolungato stato di limbo normativo.
 
Il governo indiano sta sperimentando le proprie capacità nel distribuire una valuta digitale della banca centrale (CBDC). Sitharaman ha rivelato il 1° febbraio scorso che si aspetta di lanciare un programma per la rupia digitale entro il 2023 per stimolare la crescita economica.