Tether, l'azienda dietro la stablecoin USDT, ha pubblicato i dati finanziari del primo trimestre del 2025, rivelando un'esposizione di quasi 120 miliardi di dollari in titoli del Tesoro statunitense e un utile operativo di oltre un miliardo di dollari.

In particolare, le attività dell'azienda includono 98,5 miliardi di dollari in buoni del Tesoro diretti, nonché un'esposizione aggiuntiva di oltre 23 miliardi attraverso repurchase agreement e altre attività cash-equivalent.

Estratto del report finanziario di Tether per il 1° trimestre 2025. Fonte: Tether

Dall'annuncio emerge inoltre che Tether detiene 5,6 miliardi di dollari in eccesso rispetto alle riserve necessarie per la sua stablecoin USDT: cifra in calo rispetto ai 7,1 miliardi di dollari in eccesso del quarto trimestre 2024. In questo momento la stablecoin vanta un market cap di 149 miliardi di dollari.

"L'offerta circolante di USDT è cresciuta di circa 7 miliardi di dollari nel primo trimestre, con un aumento di 46 milioni di wallet utente," si legge nel report.

Il capitale in eccesso dell'azienda continua a finanziare investimenti strategici: oltre 2 miliardi di dollari sono stati allocati in energie rinnovabili, intelligenza artificiale, comunicazione peer-to-peer e infrastrutture dati.

Attualmente il mercato delle stablecoin è dominato da token ancorati al dollaro statunitense: USDT di Tether e USDC di Circle rappresentano l'87% del market cap complessivo. Secondo un recente report del Tesoro americano, la capitalizzazione delle stablecoin garantite da dollari è destinata a raggiungere i 2.000 miliardi di dollari entro il 2028.

Di recente alcuni funzionari dell'Unione Europea hanno espresso preoccupazione sui rischi di un'eccessiva dipendenza da stablecoin agganciate al dollaro. Nel suo "Rapporto sulla stabilità finanziaria" di aprile 2025, la Banca d'Italia ha scritto:

"Uno scenario in cui gli stablecoins legati alla valuta americana assumessero dimensione sistemica potrebbe determinare un’eccezionale domanda di titoli pubblici degli Stati Uniti, utilizzati come attività di riserva dagli emittenti. In caso di dissesto di uno di questi ultimi si potrebbe verificare una corsa ai rimborsi, con un repentino aumento delle richieste di liquidazione da parte dei detentori e con la vendita forzata delle attività di riserva; ciò provocherebbe tensioni sui mercati dei titoli pubblici americani e ripercussioni su altri comparti del sistema finanziario globale."