Durante un caso di diffamazione in Australia, Judith Gibson, giudice del Tribunale Distrettuale del Nuovo Galles del Sud, ha consentito l'utilizzo di criptovalute come garanzia.

"È una forma riconosciuta di investimento", ha commentato Gibson riguardo alle criptovalute, riconoscendo al tempo stesso che si tratta di una tipologia di asset estremamente volatile.

20.000 AUD in criptovalute

In particolare, il tribunale aveva richiesto all'accusa di depositare 20.000 AUD, equivalenti a circa 13.000 USD, in un conto bancario gestito dalla corte. Se l'accusa dovesse perdere la causa, questi fondi verranno utilizzati per pagare una porzione delle spese legali della difesa.

Invece di un tradizionale conto bancario, il tribunale ha permesso al querelante di usare come garanzia il suo account su un exchange di criptovalute.

Il conto dovrà essere costantemente monitorato

I legali dell'imputato hanno tuttavia espresso dubbi riguardo alla stabilità di tali fondi, e pertanto il querelante ha accettato di fornire rapporti mensili sul valore complessivo dell'account.

La corte ha anche richiesto al querelante di notificare immediatamente gli avvocati nel caso in cui il valore dell'account dovesse scendere sotto i 20.000 AUD.

"Comprendo perché la difesa desideri ricevere notifiche tempestive nel caso in cui il valore dell'account dovesse diminuire", ha commentato il giudice Gibson. "Sono tempi incerti dal punto di vista finanziario."

Sebbene l'utilizzo di criptovalute come garanzia durante un caso giudiziario non sia di certo il più interessante degli sviluppi, dimostra che l'industria sta lentamente acquisendo legittimità anche agli occhi dei governi.