Pare che le autorità della città di Baoshan, nella provincia cinese dello Yunnan, stiano tentando di reprimere il mining di Bitcoin: ai produttori locali di elettricità è stato infatti ordinato di cessare la fornitura di energia ai miner.

Su Twitter, il reporter cinese Colin Wu ha svelato di essere stato contattato da alcuni di questi miner, i quali hanno anche incluso nei propri messaggi copie scannerizzate dei documenti ricevuti dai produttori di energia:

"Diversi miner hanno detto a Wu che a Baoshan, nella provincia dello Yunnan, dove è presente un numero significativo di miner di criptovalute, è stato introdotto un ban in data 30 novembre: alle centrali elettriche è stato imposto di interrompere la fornitura di energia per i miner.

Yunnan è la terza regione più importante per il mining cinese, dopo Sichuan e Xinjiang.

Wu ha comunque sottolineato che il divieto è probabilmente dovuto a "interessi economici localizzati", e pertanto non indicativo di un desiderio più ampio da parte di Pechino di stroncare questa industria:

"Non bisogna sopravvalutare l'impatto di questo incidente. L'atteggiamento delle società elettriche locali cinesi nei confronti del mining crypto è mutevole. Il divieto è stato spinto da interessi economici localizzati più che da pressioni politiche."

L'introduzione del divieto sembra aver coinciso con una contrazione del 10% dell'hash rate globale, da 140 EH/s a 125 EH/s. Secondo il Bitcoin Electricity Consumption Index (BECI) della Cambridge University, lo Yunnan era la quarta regione cinese più importante in termini di hash rate, dietro Xinjian, Sichuan e Mongolia Interna. Lo Yunnan rappresentava il 5,42% dell'hash rate globale, al di sopra di tutte le altre nazioni del pianeta ad eccezione di Cina, Stati Uniti, Russia e Kazakistan.

A giugno, Wu ha segnalato che il governo dello Yunnan aveva ordinato la chiusura di 64 operazioni di mining non autorizzate, di cui sette ancora in costruzione. Le autorità hanno così giustificato tale decisione: evasione fiscale e rischi per la sicurezza, in particolare nel modo in cui le mining farm erano state collegate alle centrali idroelettriche locali. Lo stesso mese una mining farm di Bitcoin ha preso fuoco, causando la distruzione di migliaia di dispositivi.

Il 29 maggio è inoltre avvenuta un'esplosione in una centrale idroelettrica nello Yunnan, provocando cinque feriti e sei morti. Si ritiene che questo incidente abbia spinto le autorità a inasprire gli standard di sicurezza relativi alle centrali idroelettriche nella regione.

Ad aprile, i gestori della rete elettrica statale dello Yunnan hanno emesso un documento che metteva in guardia i produttori di energia contro la diversione non autorizzata di elettricità verso le mining farm di Bitcoin.