Nel profondo della Great Rift Valley in Kenya sorge la città di Nakuru, rinomata per i suoi fenicotteri e siti preistorici. Situata a 160 chilometri a nord-ovest da Nairobi, il nome della città si traduce dal Maasai, la lingua locale, in "Luogo Polveroso".

È qui che ho deciso di insegnare Bitcoin a sconosciuti scelti a caso, un termine estraneo per molte persone abituate a usare i contanti e il sistema di pagamento mobile M-Pesa per effettuare transazioni.

M-Pesa è di gran lunga il sistema monetario per dispositivi portatili più grande in Kenya, usato da circa l’83% della popolazione adulta. L’epidemia di COVID-19 ha raggiunto anche il Paese africano, e la Banca Centrale del Kenya ha dato ai cittadini un motivo in più per usare il prodotto.

Comunicato stampa: Misure di emergenza per agevolare le transazioni di denaro da dispositivi mobili

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Sarebbe stato facile trovare dei giovani che conoscevano già una o due cose su Bitcoin. Questo gruppo demografico ha già accesso a Internet e può facilmente fare ricerche sull’argomento usando Google.

Invece, ho deciso di puntare su persone più anziane, quelle che di solito vengono ignorate da gran parte dei media mainstream e delle iniziative educative. Non c’è voluto molto per trovare il primo bersaglio: un gruppo di conducenti che sorseggiavano caffè aspettando che i loro autobus si riempissero di passeggeri.

Dopo venti minuti, i quattro autisti non sembravano saperne molto di più su Bitcoin rispetto al momento in cui sono arrivato. “Kwa hivyo Bitcoin ni kama M-Pesa (Bitcoin è come M-Pesa?)”, mi ha chiesto uno di loro. Finora, avevano inteso Bitcoin come una forma di titolo azionario o un’alternativa a M-Pesa.

Dopo qualche altra dozzina di domande, i quattro conducenti sembravano avere una comprensione rudimentale di Bitcoin come valuta digitale. Nel frattempo si erano uniti altri alla discussione, ognuno con domande sul perché dovrebbe usare Bitcoin. Ho risposto alle domande, più e più volte. Alla fine, ero riuscito a convincere tre persone ad aprire un wallet di Bitcoin, a cui in seguito ho inviato qualche dollaro in BTC. Ho inoltre insegnato ai nuovi allievi crypto come comprare Bitcoin da soli usando piattaforme peer-to-peer.

Sei sicuro che non sia una truffa?

A questo punto, mi sentivo piuttosto sicuro e ho deciso di alzare il livello della sfida. Mi sono avvicinato al mio bersaglio successivo, un gruppo di mama mboga (fruttivendoli). Come nella discussione precedente, le domande non sono mancate; perché usare Bitcoin? Sostituisce M-Pesa? È una truffa? Sei sicuro che non sia una truffa?

Ho compreso i loro timori. In Kenya, migliaia di persone hanno perso milioni di dollari a causa di truffe legate a Bitcoin. Di recente una start-up crypto locale chiamata Nurucoin ha chiuso i battenti, e sembra che il fondatore sia scappato in California. Nurucoin, pubblicizzata come la criptovaluta panafricana definitiva, è riuscita a sottrarre 2,7 miliardi di KSh (27 milioni di dollari). E questa non è stata l’unica truffa: dozzine di altri imbrogli hanno raggirato investitori ingenui, erodendo la loro fiducia in Bitcoin.

Una delle venditrici mi ha spiegato:

“Ho sentito parlare di Bitcoin, ma come una truffa. Una mia vicina di casa ha perso 64.000 KSh (640$) in una truffa conosciuta come Velox. Le avevano detto che avrebbe potuto guadagnare un sacco di soldi in poco tempo, ma hanno chiuso e sono scomparsi da un giorno all’altro. Per questo non voglio avere niente a che fare con Bitcoin.”

Si riferiva a Velox 10 Global, una compagnia lanciata in Kenya nel 2017. Fondata da un cittadino brasiliano, prometteva guadagni mensili fino al 50%, ma è finita per scomparire sottraendo milioni di dollari agli investitori.

Un altro problema costante, menzionato da molti come motivo di apprensione, è la velocità di Bitcoin. Come asset speculativo, la necessità di velocità per Bitcoin è minima, ma la sua efficienza come moneta con cui effettuare transazioni ne risente. In Kenya, M-Pesa offre un pratico metodo di pagamento senza contanti che richiede tre secondi. Dato che di recente Bitcoin impiega almeno dieci minuti, la sua adozione per piccoli pagamenti quotidiani sembra ancora lontana.

Nonostante gli ostacoli, sono riuscito a convincere cinque fruttivendoli a creare un wallet di Bitcoin.

Una rimessa con Bitcoin

Anche se Bitcoin potrebbe essere più lento di alcune delle soluzioni di pagamento disponibili, tra cui M-Pesa e Visa, è di certo più veloce rispetto ai metodi per il trasferimento di fondi da un Paese all’altro: quindi ho deciso di concentrarmi su questo aspetto. Fortunatamente, una delle venditrici aveva un parente in Ghana e ho iniziato a discutere delle capacità di Bitcoin per le transazioni transfrontaliere.

Jane Wangui è una venditrice di verdure che lavora anche come parrucchiera. Come madre di sei, Wangui non è estranea a Internet e usa il suo smartphone per comunicare con i clienti su WhatsApp. Sua sorella vive in Ghana da otto anni. In questo periodo, hanno dovuto contare sulla banca per i trasferimenti dei fondi inviati dalla sorella per sostenere loro madre.

Come ben documentato anche dalla World Bank, i costi delle rimesse in Africa sono i più alti al mondo. Quanto alti? Devi spendere 14$ per inviare 100$ da Nairobi al Ghana attraverso la Standard Chartered Bank. Equity Bank, la banca più grande del Kenya per numero di clienti, addebita 18$ per la stessa somma, mentre con la KCB Bank costa 24$. Questi costi elevati si sono dimostrati proibitivi per molti, ma le opzioni sono poche.

Il salone di Jane Wangui

Il salone di Jane Wangui

Wangui stava per scoprire un metodo per il trasferimento di fondi molto più economico, veloce e pratico. L’ho aiutata a scaricare un wallet di Bitcoin, in questo caso Paxful, presente in entrambi i Paesi. L’app ha un’interfaccia utente intuitiva, quindi è facile inviare e ricevere Bitcoin.

Invece di inviare BTC a Wangui, ho deciso di aiutarla a comprarne da altri trader. L’app di Paxful reindirizza al sito web, in cui puoi trovare centinaia di trader pronti a vendere. Abbiamo optato per un trader con ottime recensioni e un prezzo onesto, abbiamo inviato fiat tramite M-Pesa e, in pochi minuti, avevamo 100$ in Bitcoin.

Il prossimo passo è stato contattare la sorella di Wangui in Ghana. Poco dopo, anche lei aveva creato il suo wallet di Bitcoin. Le abbiamo inviato i 100$ in Bitcoin, pagando 2,10$: poco più di un settimo del prezzo per la stessa operazione nella banca più conveniente. Inoltre, ci sono voluti 45 minuti per comprare Bitcoin e inviarlo in Ghana.

Il destinatario in Ghana poteva decidere se incassare i BTC e ricevere l’equivalente in fiat oppure conservarlo a fini speculativi. Wangui aveva scoperto che il prezzo di Bitcoin può aumentare nel tempo, e ha consigliato alla sorella di tenere la criptovaluta per qualche settimana e vedere se fosse riuscita a guadagnare qualche dollaro in più. Tuttavia, per completare il processo di rimessa, l’ho esortata a vendere parte del suo BTC per cedi ghanese.

Wangui, da sempre cliente di Equity Bank (che addebita 18$ per una transazione di questo tipo) ha promesso che in futuro avrebbe sempre usato Bitcoin per trasferire fondi fuori dal Paese.

I valorosi sforzi di una singola donna

Nell’arco della giornata, sono riuscito a parlare con circa 30 persone nella città di Nakuru, e più della metà ha creato wallet di Bitcoin per iniziare il loro viaggio nel mondo delle criptovalute. Mentre i miei sforzi nella formazione crypto sono stati limitati, una donna in Kenya sta facendo molto di più, tanto da guadagnarsi il riconoscimento nazionale.

Betty Wanjiru è una ristoratrice che vive a Nyeri, una città a 150 chilometri a nord di Nairobi. Ha scoperto Bitcoin anni fa in un gruppo di networking, pagando però un caro prezzo a causa di una truffa di multi-level marketing legata alla criptovaluta, in cui ha perso 550.000 KSh (5.500$). Tuttavia, non si è arresa e ha iniziato a fare ricerche online per saperne di più sulla valuta digitale.

Betty Wanjiru e Steven Nsoh davanti a Betty’s Place

Betty Wanjiru e Steven Nsoh davanti a Betty’s Place

Dopo essersi trasferita da Nairobi, ha aperto il suo ristorante a Nyeri, Betty’s Place. Il suo amore per Bitcoin non ha smesso di crescere e ha usato il nuovo locale per diffonderne il messaggio, insegnando alla gente del posto cos’è Bitcoin, come comprarlo, per cosa usarlo e tanto altro. È diventata uno dei primi commercianti in Kenya ad accettare pagamenti in Bitcoin. Ora accetta anche Dash.

Quando ha iniziato, pochissime persone in Kenya conoscevano le valute digitali, come mi ha raccontato quando le ho fatto visita. Quindi, dopo aver attaccato il cartello ‘Qui si accettano Bitcoin’ è stata sommersa dalle domande dei clienti, alcune piuttosto divertenti. “Bitcoin è uno di quei piatti esotici stranieri?”, le ha chiesto tempo fa un suo cliente.

Betty ha continuato imperterrita, insegnando BTC sia a giovani esperti di tecnologia che a persone anziane. Per la comunità locale, era diventata l’insegnante e la fonte di verità per ogni cosa legata a Bitcoin. Si rivolgevano a lei per sapere in quale compagnia investire, quali wallet sono i più sicuri, quanti soldi investire in Bitcoin, quando vendere.

Il suo impegno le è valso il riconoscimento nazionale quando la popolarità della criptovaluta nel Paese è cresciuta a dismisura, trasformandola nell’emblema dell’adozione di Bitcoin. Mi ha raccontato di aver intensificato gli sforzi, collaborando con alcuni trader esperti per insegnare ai giovani come guadagnarsi da vivere con il trading di Bitcoin. 

M-Pesa ostacola l’adozione di Bitcoin?

Nella mia iniziativa di istruzione, una domanda si è presentata più di ogni altra: perché ricorrere a Bitcoin quando posso usare M-Pesa? Per molti utenti, fattori come l’indipendenza dal controllo statale, la sicurezza avanzata e la maggiore privacy non bastano per abbandonare la praticità di M-Pesa.

Ho chiesto a Betty se a suo avviso M-Pesa è un ostacolo all’adozione di Bitcoin. La donna ha risposto:

“Niente affatto. Credo che avere M-Pesa ci dia un vantaggio come Paese. È più facile comprendere il concetto di moneta digitale. Tutto quello che dobbiamo fare è far capire alla gente che Bitcoin soddisfa le loro esigenze meglio di quanto possa fare M-Pesa. I loro soldi sono più sicuri con Bitcoin; possono inviare denaro all’estero a prezzi bassi e altre caratteristiche simili.”

Paxful, un wallet di Bitcoin che si concentra sui mercati africani, conferma il punto di vista di Betty. Come ha commentato un portavoce dell’azienda, l’innovativo sistema di pagamento del Paese rende il trading peer-to-peer istantaneo e conveniente, aggiungendo che la rimessa è uno degli utilizzi di Bitcoin più diffusi sulla piattaforma.

Per quanto riguarda l’educazione dei kenyani su Bitcoin, Paxful è stato in prima linea. Ha organizzato diversi eventi di sensibilizzazione, insegnando Bitcoin a migliaia di studenti universitari nel Paese, alcuni dei quali non l’avevano mai sentito prima. I partecipanti a queste iniziative scaricano inoltre il wallet Paxful sui propri smartphone, e ricevono Bitcoin per prendere familiarità con la valuta digitale.

Il portavoce mi ha spiegato:

“La nostra missione è diventata quella di informare la gente sui veri casi d’uso di Bitcoin e della finanza peer-to-peer. Questi laboratori evidenziano come non cadere vittima di malintenzionati nel settore crypto e contrastare l’enfasi eccessiva sulla speculazione in Bitcoin. Ogni partecipante alle iniziative ha ricevuto Bitcoin gratuito per iniziarlo al suo viaggio.”

Un futuro promettente per Bitcoin

Il Kenya è sempre stato un leader nel settore tecnologico africano. L’adozione di Bitcoin non è stata diversa, come rivela Paxful:

“Abbiamo visto una crescita costante in Africa, con Nigeria, Kenya e Sudafrica in testa. L’Africa ospita molte delle persone sprovviste di una rete bancaria, e fortunatamente Bitcoin fornisce un nuovo modo per accedere al sistema finanziario globale.”

Il Paese continua a offrire terreno fertile per la crescita di Bitcoin, nonostante la copertura mediatica negativa e i media mainstream che l’hanno bollato come una truffa. I numerosi imbrogli legati a Bitcoin hanno solo peggiorato la situazione. Il governo ha fatto ben poco per promuovere l’adozione, come dimostra l’avvertimento ai cittadini da parte del governatore della banca centrale contro l’utilizzo di Bitcoin.

Eppure, nonostante tutto, i nuovi utenti come Wangui dimostrano che Bitcoin ha ancora un ruolo importante da svolgere. Come mi ha spiegato Betty:

“I kenyani amano la nuova tecnologia, e una volta che il governo smetterà di opporsi a Bitcoin, e più persone ne scopriranno i vantaggi, l’adozione in Kenya decollerà. Il Kenya diventerà un leader in Africa per quanto riguarda Bitcoin.”

Steven Msoh si occupa da anni di adozione blockchain e crypto africana, mosso dalla visione di un’Africa più prospera, in cui la tecnologia stimola finalmente la crescita del continente.