Secondo i documenti ottenuti dal Financial Times, Changpeng "CZ" Zhao, CEO di Binance, e altri dirigenti senior hanno nascosto per anni i legami del crypto exchange con la Cina.

Il 29 Marzo il FT ha riportato che per diversi anni Binance ha avuto legami significativi con la Cina, contrariamente a quanto affermato dalla società che sostiene di aver lasciato il Paese a seguito del ban sulle criptovalute del 2017. La presenza di Binance nel Paese comprendeva un ufficio ancora in uso alla fine del 2019 e una banca cinese utilizzata per pagare i dipendenti.

"Non pubblichiamo più gli indirizzi dei nostri uffici... le persone in Cina possono dire chiaramente che il nostro ufficio non è in Cina", avrebbe dichiarato Zhao in una chat aziendale nel Novembre 2017.

Nel 2018 è stato comunicato ai dipendenti che i salari sarebbero stati pagati attraverso una banca con sede a Shanghai. Secondo il FT, un anno dopo, al personale con busta paga in Cina è stato richiesto di partecipare ad alcune sessioni fiscali in un ufficio con sede nel Paese.

In base ai messaggi, i dipendenti di Binance hanno discusso un articolo di giornale che affermava la volontà dell'azienda di aprire un ufficio a Pechino nel 2019. "Promemoria: pubblicamente abbiamo uffici a Malta, Singapore e Uganda. [...] Per favore, non confermate alcun ufficio altrove, inclusa la Cina".

Il report conferma le accuse mosse dalla Commodity Futures Trading Commission (CFTC) degli Stati Uniti nella causa intentata il 27 Marzo contro l'exchange, in cui si sostiene che Binance ha oscurato la posizione dei suoi uffici esecutivi, così come "identità e ubicazione delle entità che gestiscono la piattaforma di trading".

Secondo la denuncia, Zhao ha dichiarato in un promemoria interno a Binance che la policy mirava a "mantenere puliti i Paesi [dalle violazioni di legge]" "non facendo comparire .com da nessuna parte". Questo è il motivo principale per cui .com non è presente da nessuna parte".

In risposta al report del FT, un portavoce di Binance ha dichiarato a Cointelegraph che la società "non opera in Cina né ha alcuna tecnologia, compresi server o dati, basati in Cina", aggiungendo che "respingiamo con forza le affermazioni che affermano il contrario". Hanno proseguito: "Per essere chiari, il governo cinese, come qualsiasi altro governo, non ha accesso ai dati di Binance, tranne nei casi in cui dobbiamo rispondere a richieste lecite e legittime delle forze dell'ordine".

Inoltre, il portavoce di Binance ha dichiarato che:

"Dal 2021, nonostante in Cina avessimo un call center per il servizio clienti che si occupava dei madrelingua mandarini, ai dipendenti che desideravano rimanere in azienda è stata offerta un'assistenza per la ricollocazione".

Secondo l'exchange, le fonti anonime riportano una storia antica e "travisano drammaticamente gli eventi. Questo non è un quadro accurato delle operazioni di Binance".

Con un volume di scambio giornaliero di oltre 8,5 miliardi di dollari, Binance è il più grande exchange di criptovalute al mondo. La società sostiene di non essere mai stata registrata o costituita in Cina e di non operare in quel Paese. Secondo Binance, i suoi 8.000 dipendenti a tempo pieno vivono in Europa, America, Medio Oriente, Africa e Asia-Pacifico.

Traduzione a cura di Matteo Carrone