L'aumento esponenziale del prezzo e dell’hash rate di Bitcoin sta portando i critici della crypto a mettere ancora una volta in discussione l'efficienza energetica della più grande blockchain: sono apparsi appelli ai "green hacker" affinché organizzino un attacco alla rete.

Produzione e consumo mondiali totali di energia rispetto a Bitcoin. Fonte: CBECI

Un autodefinito "sviluppatore ed ecologista" che si fa chiamare Franck Leroy ha creato degli account Twitter e Medium per sostenere la necessità di distruggere la rete Bitcoin attraverso un "hacking etico"

In un post intitolato "Green hackers around the world, let's destroy Bitcoin", Leroy afferma che Bitcoin è una "bolla finanziaria irrazionale e distruttiva" enormemente dannosa per il clima a causa del suo consumo esorbitante di elettricità.

Un terzo dell'articolo invita gli hacker a "distruggere Bitcoin", affermando che la rete può essere sabotata organizzando qualcosa di simile ad un attacco DDOS con transazioni false per intasarla::  

"Non è nemmeno necessario che un attacco informatico abbia effettivamente luogo, ma che gli speculatori lo temano. Se un gruppo di hacker (veri o falsi) annunciasse un attacco imminente, il prezzo di Bitcoin probabilmente crollerebbe."

Ma non sono solo dei blogger anonimi su Medium che attaccano il consumo di energia di Bitcoin: anche i media mainstream hanno abbracciato questa narrazione. Un recente articolo di Bloomberg, intitolato "Bitcoin è un business incredibilmente sporco", ha suggerito che la maggior parte dell'uso di energia di Bitcoin proviene dal carbone e da altre fonti non rinnovabili, paragonando l'impronta di carbonio della rete a quella dell'intera Nuova Zelanda. 

Il 9 febbraio, l'editorialista del Wall Street Journal Jason Zweig ha scritto:

"Se ho capito bene, nel 2021 l'estrazione di Bitcoin è sulla buona strada per consumare quasi la stessa elettricità consumata nel 2018 da tutti i sistemi di trasporto del mondo messi insieme. 

Tesla dovrà vendere molte auto per riequilibrare la situazione."

Analizzando più da vicino le cifre usate da Zweig, però, si ottiene un quadro diverso. Nel tweet egli fa riferimento a un grafico sul consumo di elettricità di Bitcoin elaborato dall'Università di Cambridge. Le tre linee si riferiscono al range superiore (grigio) e inferiore (giallo chiaro), e il consumo effettivo stimato (giallo). 

Zweig ha usato il range superiore, attualmente pari a 290 TWh, affermando che questa cifra è sulla buona strada per raggiungere il consumo combinato di tutti i sistemi di trasporto globale del 2018 (390 TWh). Tuttavia, se si dovesse analizzare la stima effettiva, pari a 120 TWh, la rete Bitcoin rappresenterebbe solo il 30% di quella cifra. 

Molti critici di BTC citano il Bitcoin Energy Consumption Index, BECI, presente sul sito Digiconomist. Il BECI afferma che l'impronta di carbonio annualizzata di Bitcoin, il consumo di energia elettrica e i rifiuti elettronici sono rispettivamente paragonabili a quelli di Nuova Zelanda, Cile e Lussemburgo. 

Tuttavia, i sostenitori di Bitcoin come Marty Bent sottolineano che gran parte dell'elettricità utilizzata per alimentare la rete Bitcoin è in eccesso e altrimenti inutilizzata. In un post del 9 febbraio, Bent ha scritto:

"L'industria fortemente competitiva del mining di Bitcoin costringe i miner a cercare il costo dell’energia più basso possibile, il che li porta a fonti di energia che sono completamente sottoutilizzate o sprecate."

Altri sostenitori delle crypto fanno notare che l'energia usata nel mining è spesso proveniente da fonti rinnovabili. Circa metà dell’attività di mining avviene nella regione cinese del Sichuan: questi miner, ove possibile, sfruttano le centrali idroelettriche presenti nel territorio. Tuttavia questi impianti dipendono dalle piogge stagionali: quando non ce n'è abbastanza per alimentarli, il Sichuan si rivolge al carbone. 

Uno studio condiviso da Dan Held, Head of Growth di Kraken, suggerisce che il mining nella regione del Sichuan utilizzerebbe energia verde per più del 90%, con il risultato che l'intera rete di Bitcoin sarebbe dipendente da fonti rinnovabili per circa il 78%.

Bitcoin utilizza il 78% di energia rinnovabile. Fonte: Twitter

Ma le stime variano molto e l'Università di Cambridge suggerisce che la cifra reale sarebbe molto più bassa. Anche se l'università afferma che il 76% dei miner crypto usa elettricità proveniente da fonti di energia rinnovabile, l’ente ha scoperto che solo il 39% del consumo totale di energia delle criptovalute Proof-of-Work deriva da fonti verdi.