Le rigide normative crypto in Cina hanno obbligato molte aziende cinesi operanti nell'ecosistema del mining di Bitcoin (BTC) a chiudere i battenti. L’improvvisa scomparsa dei miner dalla rete è risultata in un crollo dell’hash rate: in soli 21 giorni, la potenza computazionale complessiva del network di Bitcoin è precipitata da un massimo storico di 180,666 milioni di hash al secondo (Mhash/s) a 84,79 Mhash/s.

Mentre il calo dell’hash rate è stato attribuito direttamente all’inattività dei miner cinesi, i dati di Blockchain Explorer suggeriscono un costante aumento della difficoltà di mining dal 3 giugno fino ad oggi.

In seguito al crollo, l’hash rate è aumentato del 21,38%, spinto dal ritorno dei miner cinesi dopo aver avviato operazioni all’estero. Il risultate adeguamento della difficoltà di mining si traduce in costi computazionali più elevati. Man mano che sempre più miner tornano online, i costi operativi per i miner di Bitcoin in tutto il mondo continueranno a salire.

Considerando la resistenza iniziale da parte del governo cinese, i miner hanno cercato regioni che offrono sia chiarezza normativa che costi energetici ridotti.

Il giro di vite normativo in Cina contro le criptovalute è risultato inavvertitamente nella disfatta della sua comunità di mining. Con il pretesto di proteggere i cittadini da investimenti ad alto rischio, le autorità cinesi hanno costretto le imprese crypto a limitare fortemente le proprie offerte o spostarsi all’estero. Come riferito questo mese da Cointelegraph, Wang Juana, membro dell’OECD Blockchain Expert Policy Advisory Board cinese, ha commentato:

“Stiamo osservando il mercato delle criptovalute iniziare un percorso di ‘de-Cina-izzazione’, prima in termini di trading e ora di potenza computazionale, in base a una serie di forti misure introdotte la scorsa settimana da Pechino contro il mining di criptovalute e di Bitcoin.”

Al suo picco di settembre 2019, la Cina contribuiva il 75,53% dell’hash rate di Bitcoin globale, e ha registrato un costante calo ben prima del divieto sul mining. Mentre il contributo della Cina all’hash rate ammonta ora al 46,04%, gli USA hanno aumentato la propria quota globale al 16,85%.

Inoltre, Cointelegraph ha segnalato che giurisdizioni come Russia, Kazakistan e Canada stanno assistendo a un maggiore coinvolgimento nel settore crypto offrendo una casa ai miner costretti a lasciare la Cina. Come concordano molti esperti, il monopolio infranto della Cina sul settore del mining rappresenta una mossa positiva verso la decentralizzazione dell’ecosistema crypto.