Considerato che l'archiviazione on-chain e off-chain dei token non fungibili (NFT) ha i propri pro e contro, i dirigenti Web3 hanno esortato i creator a considerare quali tipi di NFT meritano una permanenza nella blockchain e quali invece dovrebbero risiedere al di fuori della chain. 
Fino al 2022 gli NFT non erano memorizzati sulla blockchain. La norma allora era che gli NFT nella blockchain indicassero una posizione di archiviazione dei dati al di fuori della chain. Jana Bertram, responsabile della strategia della Rari Foundation, ha dichiarato che il problema di questo tipo di archiviazione degli NFT è stato evidenziato all'inizio della saga del fallimento di FTX. All'epoca, gli NFT ospitati su FTX si interrompevano, visualizzando immagini vuote al posto delle opere d'arte originali. Bertram ha illustrato il problema: 

"L'archiviazione off-chain si basa sull'accessibilità della rete e sulla disponibilità del livello di archiviazione. Ciò implica che la sicurezza dell'NFT è suscettibile di un maggior numero di potenziali compromessi, con ripercussioni sulla sua permanenza".

Tuttavia, l'avvento di Bitcoin Ordinals ha cambiato le carte in tavola. Con gli Ordinals, i dati NFT sono ora memorizzati on-chain, dando vita a diversi compromessi. Se da un lato gli NFT basati su Bitcoin vivono sulla blockchain, offrendo vantaggi come la persistenza, dall'altro ha scatenato un dibattito sull'opportunità di inserire gli NFT nella rete Bitcoin. Molti continuano a sostenere che gli Ordinals intasino la rete Bitcoin, mentre un altro gruppo si schiera a favore della permanenza di tali asset sulla stessa rete di BTC. L'account RAF ha aggiunto: "Senza le inscription, quel bug non sarebbe stato risolto, senza gli ordinals il lavoro dei miner non sarebbe stato così gratificante, senza gli ordinals non avremmo avuto volumi così alti. #Bitcoin è libertà e l'obiettivo è sempre stato quello di renderlo accessibile a tutti. Gli ordinals governeranno il mondo. Non sono io a dettare le regole e, fortunatamente, nemmeno voi".

Con le diverse opzioni di archiviazione disponibili, i creator Web3 devono ora decidere dove collocare i propri NFT. Sebbene possa essere un dilemma ingarbugliato, i professionisti del settore NFT hanno illustrato il modo in cui i creator potrebbero decidere dove archiviare gli NFT. 
Witek Radomski, cofondatore e chief technology officer di Atlas Development (Enjin), ha dichiarato a Cointelegraph che per gestire molti dati l'archiviazione off-chain è la più conveniente. D'altra parte, l'archiviazione on-chain è una sorta di "cassaforte permanente a prova di manomissione". Radomski ha quindi aggiunto: 

"Penso che i creator dovrebbero decidere cosa merita il trattamento del caveau e cosa può vivere nel cloud".

Radomski ha altresì spiegato che un'opzione ibrida, come Filecoin e l'InterPlanetary File System (IPFS), fornisce un'opzione di archiviazione decentralizzata. Il dirigente ha precisato che, a differenza di Bitcoin, queste soluzioni sono progettate per l'archiviazione. "L'archiviazione delle immagini in IPFS offre comunque i vantaggi della decentralizzazione, ma con costi molto più bassi". 

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Al contempo, Bertram ha dichiarato che il fatto che un NFT debba risiedere on-chain o off-chain dipenda dallo scopo che si prefigge: 

"Per esempio, un NFT che rappresenta un titolo di proprietà può giustificare un deposito on-chain, mentre un NFT per un abbonamento fedeltà ad una marca può trovare sufficiente ospitalità off-chain".

Il dirigente ha sottolineato che i progetti dovrebbero trovare un compromesso tra sicurezza e scalabilità, valutando attentamente il caso d'uso specifico degli NFT prima di decidere dove immagazzinare le risorse.

Traduzione a cura di Walter Rizzo