L'amministratore delegato di BlackRock, il più grande gestore di ETF al mondo, ha affermato che non considera Libra una criptovaluta.

Durante un'intervista nel programma "Squawk Box" della CNBC, Larry Fink di BlackRock ha sottolineato l'enorme necessità di democratizzare il cambio di valute straniere nelle transazioni internazionali, e di ridurne le commissioni.

Il direttore finanziario ha sottolineato il problema dei costi eccessivi delle transazioni cross-border, sostenendo che le persone che hanno bisogno di inviare denaro in altri paesi lo fanno attraverso organizzazioni che fanno pagare dal cinque al dieci percento.

Per ridurre le commissioni, il mondo non ha bisogno di Libra, ma di tecnologia

L'esponente di BlackRock ha affermato che il mondo non ha bisogno di creare una nuova valuta per democratizzare le transazioni internazionali, poiché l'obiettivo è raggiungibile tramite metodi tecnologici:

"Non penso che ci sia il bisogno di creare una nuova valuta, ma la tecnologia per calibrare istantaneamente tutte le valute. Ecco cosa si dovrebbe fare."

Fink ha spiegato che il sistema finanziario globale non ha bisogno di una valuta internazionale come Libra per ridurre i costi operativi, dato che basterebbe incorporare un particolare meccanismo tecnologico in ogni transazione, riducendo così al minimo i costi:

"Non serve Libra. Ci sono dei computer in grado di monetizzare e calibrare istantaneamente da euro a dollaro."

Intanto, Blackrock sta creando un gruppo di lavoro per valutare il suo potenziale coinvolgimento nel mercato Bitcoin (BTC), compresi gli investimenti nei future sul BTC. L'azienda di asset management è nota per la sua posizione critica nei confronti delle criptovalute: nell'ottobre del 2017, due mesi prima che Bitcoin raggiungesse la cifra record di 20.000$, Fink ha definito la moneta come "un indice per il riciclaggio di denaro".