La causa tra Ripple Labs e la Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti, ora coinvolge anche Binance, principale exchange di criptovalute, dopo una recente richiesta per conto del CEO di Ripple, Brad Garlinghouse.

Secondo i documenti del tribunale depositati lunedì nel distretto meridionale di New York, il team legale di Garlinghouse ha richiesto documentazione "rilevante per il caso e non ottenibile con altri mezzi" a Binance Holdings Limited, la sussidiaria con sede nelle Isole Cayman dell'exchange. Il documento citava le leggi degli Stati Uniti relative al Dipartimento di Stato e alla Convenzione dell'Aia, richiedendo al tribunale di inviare una lettera di richiesta all'Autorità centrale delle Isole Cayman per obbligare Binance a fornire prove.

La richiesta recita:

"Il Sig. Garlinghouse è convinto, in buona fede, che [Binance Holdings Limited] possieda documenti e informazioni unici relativi a questo caso, e in particolare al processo mediante il quale le transazioni in XRP presumibilmente condotte dal sig. Garlinghouse su piattaforme estere di trading di asset digitali siano state eseguite."

In particolare, gli avvocati sembrano contestare le affermazioni della SEC secondo cui il CEO di Ripple abbia venduto più di 357 milioni di token XRP su piattaforme "globali" di trading di criptovalute agli investitori "di tutto il mondo". Il team ha citato la Sezione Cinque del Securities Act del 1933, affermando che le presunte vendite illegali di XRP si applicavano solo alle vendite nazionali e alle offerte di titoli. I documenti richiesti a Binance possono contenere prove a sostegno di tale affermazione:

"La SEC ne è a conoscenza: le massicce vendite di XRP da parte del Sig. Garlinghouse sono state effettuate su piattaforme di trading di asset digitali al di fuori degli Stati Uniti. [...] le informazioni che il Sig. Garlinghouse cerca saranno rilevanti per dimostrare che le offerte e le vendite che la SEC mette in discussione non si sono verificate in questo paese e non sono soggette alla legge che la SEC ha invocato in questo caso."

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La richiesta è parte integrante di una causa intentata dalla SEC contro Ripple a dicembre, secondo cui l'azienda, Garlinghouse e il co-fondatore Chris Larsen stessero conducendo "un'offerta di titoli di asset digitali non registrata e ancora in corso" con le loro vendite di token XRP. Il team legale di Ripple aveva precedentemente affermato che XRP è simile a Bitcoin (BTC) o Ether (ETH), che l'organismo di regolamentazione ha classificato come beni piuttosto che come titoli.

Tuttavia, l'azienda sembra voler cambiare strategia: ha ora contestato le accuse di vendite di token nazionali rispetto a quelle internazionali. Garlinghouse e Larsen hanno presentato una mozione a giugno chiedendo alle autorità internazionali di ottenere documenti a diversi exchange di criptovalute non statunitensi, tra cui Bitstamp, Huobi e Upbit. Secondo quanto riferito, il caso terminerà il processo preliminare il 15 ottobre.