Stando a quanto riportato mercoledì 11 aprile dal portale d'informazione Lenta.ru, il Ministero degli Affari Interni russo ha arrestato due uomini accusati di aver condotto operazioni di mining rubando al paese svariati kWh di elettricità. Pare che la farm, situata nella città di Orenburg, ospitasse oltre 6.000 dispositivi.

Secondo il comunicato stampa rilasciato del Ministero, un fornitore locale d'elettricità aveva segnalato frequenti cali energetici provenienti dall'area di una fabbrica abbandonata. La polizia ha pertanto ispezionato la zona, scoprendo oltre 6.000 dispositivi di mining connessi abusivamente ad una centralina nelle vicinanze.

È probabile che la farm di criptovalute in questione fosse una delle più grandi in Europa: stando infatti ad un resoconto pubblicato lo scorso anno dalla piattaforma Steemit, ufficialmente la farm di Bitcoin più grande della Russia conterrebbe circa 3.000 dispositivi.

Irina Volk, un rappresentante del Ministero, ha rivelato che la quantità complessiva di energia utilizzata per alimentare tali operazioni di mining equivale a circa 8 milioni di kWh. I funzionari governativi hanno avviato un caso penale contro i due uomini, arrestati all'interno della struttura durante l'incursione della polizia.

A marzo, in Russia i miner di criptovalute hanno richiesto alla comunità internazionale di partecipare alla "Crypto Hour", spegnendo i propri dispositivi per circa un'ora: l'iniziativa aveva lo scopo di attirare l'attenzione sui consumi energetici in continua crescita della rete Bitcoin.