Come riportato dal quotidiano locale Visir il 21 febbraio, il provider di servizi IT Advania ha contribuito, grazie ai filmati delle telecamere di sicurezza, nell'identificazione dei responsabili di tre furti avvenuti in Islanda nei mesi di dicembre e gennaio.
Visir aveva riportato tre furti in totale, effettuati nel periodo che va dal 5 dicembre al 16 gennaio, durante i quali sono stati rubati da un edificio situato nel comune di Reykjanesbær ben 600 schede grafiche, 100 alimentatori, 100 schede madri, 100 hard disk e 100 CPU.
I ladri hanno anche saccheggiato dei data center nel comune di Borgarbyggð, rubando un totale di 600 pc.
Advania ha annunciato che i criminali si sono introdotti anche in un edificio in costruzione a Reykjanesbær a metà gennaio, che fortunatamente era tappezzato di telecamere di sicurezza.
Ha inoltre dichiarato a Visir che il materiale rubato "non veniva usato per immagazzinare dati" e che quindi "c'è stata solo una perdita finanziaria", ma che non possono fornire ulteriori dettagli poiché le indagini sono ancora in corso.
Molti dei data center di Advania sono progettati specificamente per il mining di Bitcoin (BTC) e, grazie al clima freddo e all'accesso a fonti di energie rinnovabili, l'Islanda è un paese di riferimento per i miner di criptovalute.
Secondo il quotidiano locale Ruv, la polizia islandese sta monitorando i consumi di energia alla ricerca di incrementi sospetti, dato che l'equipaggiamento rubato può essere usato per il mining di BTC, attività dai consumi particolarmente esosi. Non si sa ancora se il materiale sia effettivamente rimasto in Islanda, dato che i due uomini attualmente in custodia non hanno voluto collaborare con le forze dell'ordine.
Le stime per i tre furti ammontano a 200 milioni di krónur, equivalenti a 1.990.000$.
Eyjólfur Magnús Kristinsson, CEO di Advania Data Centers, ha dichiarato che il danno da loro subito equivale a un quarto o un quinto di tale somma.