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Da sempre propulsori di innovazione, i fondi di investimento di venture capital (VC) sono noti per orientare i propri finanziamenti verso startup all’avanguardia o compagnie emergenti con grande potenziale di crescita e un approccio spesso pionieristico o addirittura rivoluzionario. 

Non sorprende, dunque, che in tempi recenti, sempre più fondi VC si stiano avvicinando al mondo dei token, un interesse nuovo e in ascesa che sta scuotendo il settore dalle fondamenta. Basti pensare che alcune entità del settore sono persino arrivate a reinventare la loro struttura per poter arrogarsi maggior libertà di investimento nei token. Ma andiamo con ordine. 

Come si investe in token? 

La maggior parte degli investimenti da parte di fondi VC ed ibridi viene fatto tramite la partecipazione nelle cosiddette ‘private sale’, seguendo lo stesso meccanismo dei mercati azionari in cui investitori professionisti scommettono su progetti ancora allo stadio iniziale offrendo finanziamenti per crescita ed espansione.

Quando si parla di investimenti in token, il rischio di impresa si traduce in un prezzo iniziale del token molto basso, che (si spera) aumenterà nel corso del tempo in corrispondenza della crescita del progetto, fino ad arrivare a una vera e propria offerta al pubblico con la partecipazione di investitori retail. I round di finanziamenti seguono poi lo stesso principio dell’aumento di capitale nelle società (dai Seed, ai Series A e così via). 

Fra i token in cui i VC hanno investito ci sono Polkadot (DOT), Terra Luna (LUNA), Near Protocol (NEAR), Oasis Network (ROSE) e Keep Network (KEEP). Il caso più famoso però è quello di Solana (SOL), un token che ha ricevuto finanziamenti da fondi VC come Slow Ventures, BlockTower Capital e fondi ibridi/hedge come MultiCoin. I primissimi fondi ad aver scommesso sul progetto ai suoi albori nel marzo del 2018, quando ogni token valeva solo 0,04$ nel Seed round, hanno avuto un ritorno di 4.250x! 

Per i fondi che invece non si sono ancora spinti ad investire direttamente nei token, una valida alternativa è stata quella di concentrarsi su società nel settore crypto che però si sono finanziate con ‘classici’ aumenti di capitale, tramite l’equity. Noti sono i casi delle startup di NFT Dapper Labs e Sorare, che hanno raccolto, rispettivamente, 250 milioni e 680 milioni di dollari, quest’ultimo diventato il più grande round di finanziamento in Europa. 

Come mai non tutti i VC investono in token? 

La scelta di non investire in token non dipende unicamente da cautela o diffidenza da parte di alcuni fondi, ma anche da un vero e proprio problema strutturale. Infatti, molto spesso i VC si avvalgono di esenzioni (‘private fund exemption’) che permettono di avere meno obblighi ed oneri a livello di conformità. D’altro canto però, queste esenzioni determinano il tipo di assetti in cui i fondi possono investire (azioni di società private, principalmente) e ne limitano la possibilità di capitalizzare su token liquidi. 

Alcune società, riconoscendo l’enorme opportunità, si sono spinte oltre: è il caso di Andreessen Horowitz (a16z), una delle più grandi e rispettabili firme tra i fondi di investimento e creatrice di uno dei primi crypto VC. Nel 2019, a16z ha ristrutturato la società da ‘Venture Capital Firm’ a ‘Registered Investment Advisor', una mossa sovversiva e molto costosa, totalmente votata a permettere all’azienda di sviluppare una strategia di investimento in token più aggressiva. Il cambio di classificazione ha anche richiesto di registrare tutti e 150 i dipendenti come consulenti finanziari.  

Negli ultimi anni poi abbiamo assistito alla nascita di nuovi fondi di investimento ibridi quali MultiCoin, Polychain e Pantera Capital che, tecnicamente, vengono considerati ‘hedge funds’ e dunque non sono soggetti ad alcuna limitazione sugli investimenti in token. Difatti, la maggior parte degli investimenti in token oggi sono fatti proprio da questi fondi ibridi.

Perché i fondi hanno visto un'opportunità nei token? 

Ma quali sono le ragioni che spingono un fondo VC ad interessarsi di token? Persino arrivando al punto di cambiare il proprio statuto giuridico per poter investire con più libertà? Esistono due, importantissimi, incentivi: liquidità e profitto. 

Investire in progetti blockchain è spesso sinonimo di maggior agilità e ricavi a breve termine. I VC, di solito, hanno orizzonti di ritorno tra i 7-10 anni e durante questo periodo i loro Limited Partners non vedono molta liquidità, mentre i token sono uno strumento molto più liquido che solitamente offre ritorni già entro 1-2 anni, a seconda della durata del periodo di lockup (il termine entro cui i token possono tornare sul mercato). Questa peculiarità li rende molto attraenti agli occhi dei VC, sempre in cerca di ritorni rapidi e sicuri. 

La seconda ragione è ancora più semplice: le blockchain startup stanno andando forte, il che si traduce in maggior ricavo anche per i fondi di investimento. I riscontri sono concreti, con ritorni simili, se non superiori, a investimenti in società private che, solitamente, necessitano decenni prima di materializzarsi. Secondo uno studio di Cointelegraph, negli ultimi sette anni i crypto VC hanno notevolmente sovraperformato i fondi VC più tradizionali, arrivando persino a decuplicare i loro rendimenti.

Oltre al famoso caso di Solana, un'altra success story è quella della piattaforma di finanza decentralizzata (DeFi) Compound che ha visto un aumento del 1.400% poco dopo aver ricevuto 33 milioni di dollari in finanziamento da parte di svariati VC.  

La nascita dei fondi tokenizzati e il futuro dei crypto VC

Con il tempo, i fondi di venture capital non solo si sono interessati ad investire in token, ma hanno cominciato ad utilizzare la stessa tecnologia per ‘tokenizzarsi’ a loro volta, attraverso la tokenizzazione delle partecipazioni dei loro Limited Partners. 

Un esempio di fondo VC tokenizzato, anche detto ‘digital fund’ o BTF (blockchain-traded fund), è Blockchain Capital, il quale conta tra i propri investitori Visa e PayPal ed è stato il primo della sua specie a tokenizzarsi nel 2017, generando per possessori del token un ritorno pari a 16 volte l’importo investito. Altri fondi simili sono SpiceVC e Hyperion Fund, entrambi molto popolari grazie alle loro strategie di investimento dimostratesi vincenti. 

Dalla nascita dei VC ibridi, ai cambi di classificazione per aprirsi alle crypto, fino alla completa tokenizzazione dei fondi, la tendenza di investire in token da parte dei VC, quindi, non solo sembra destinata a perdurare, ma anche a crescere. 

Con il contributo di Gaia Lamperti