Il mining di Bitcoin è nato come un’attività di nicchia, intrapresa da pochi individui che riutilizzavano computer di casa per coniare monete virtuali all’epoca quasi prive di valore. Nel 2020 il mining di Bitcoin (BTC) è diventato un settore formidabile a sé stante, continuando a crescere ed evolversi al fianco della criptovaluta.

Oggi l’hash rate del network di Bitcoin si aggira intorno a 126 EH/s, seguendo una traiettoria simile a quella del prezzo, anche dopo l’halving avvenuto a maggio in cui le ricompense per il mining sono state dimezzate. James Bennett, CEO di ByteTree, ha spiegato a Cointelegraph che il trend è destinato a continuare:

“L’investimento nell’infrastruttura del network di Bitcoin è chiaro. Basta osservare la serie di massimi storici segnati dalla difficoltà del network per notare l’arrivo di nuova capacità di mining.”

Ecco quindi come il settore del mining sta cambiando e maturando.

Le società pubbliche entrano nel settore

Ultimamente il settore crypto sta assistendo all'ingresso di individui e compagnie di alto profilo, che investono in Bitcoin e altri asset digitali. Questo trend si sta concretizzando anche per il mining di Bitcoin, con società pubbliche, tra cui l’azienda quotata sul Nasdaq Bit Digital e altre, che si avventurano nel settore e in attività correlate.

Mentre i profitti generati dal mining di Bitcoin tornano ai livelli pre-halving, è chiaro il motivo per cui compagnie e individui vogliono investire in questo campo per ottenere un flusso di reddito supplementare, soprattutto in quanto ha dato prova di essere immune agli ostacoli creati dalla pandemia di coronavirus e dalle misure di lockdown. A tal proposito il conduttore del podcast Hashr8, Whit Gibbs, ha spiegato a Cointelegraph:

“Diverse grandi compagnie hanno da tempo un’esposizione al mining di Bitcoin. Tra queste, la più nota è Fidelity. Non solo hanno creato operazioni di mining, sono anche stati forti sostenitori della ricerca e dell’istruzione nel settore. Un’altra compagnia degna di nota con interessi attivi nel mining è Horizon Kinetics.”

Accesso al capitale

Man mano che sempre più nuovi partecipanti si uniscono al settore, l’accesso al capitale è di fondamentale importanza: molte compagnie che offrono liquidità in asset digitali (come Blockfills, Nexo e altre) ora si rivolgono anche ai miner di Bitcoin. Questo permette ai miner di espandere le proprie operazioni e avere un certo spazio di manovra quando non vogliono vendere Bitcoin a prezzi bassi.

Blockfills, per esempio, ha annunciato a maggio che fornirà soluzioni finanziarie alle società di mining che intendono acquistare attrezzature ASIC di nuova generazione in Nord America. Da allora, Blockfills ha distribuito a questi miner finanziamenti per un totale di circa 50 milioni di dollari. Neil Van Huis, partner e direttore di Blockfills, ha spiegato a Cointelegraph:

“Il sostegno finanziario è una funzione primaria di qualsiasi classe di asset emergente. Il nostro obiettivo è continuare a fornire pratiche tradizionali nel nostro settore in rapida crescita, così da colmare le lacune e far avanzare l’ecosistema. 50 milioni di dollari è solo l’inizio: abbiamo altri 50-70 milioni da distribuire nei prossimi mesi e prevediamo che potremmo arrivare a 250 milioni entro maggio 2021.”

Inoltre, i miner sono da sempre soggetti alla volatilità di Bitcoin. Le opzioni di copertura non erano disponibili in precedenza, e anche se ora i derivati su Bitcoin consentono ai miner di proteggersi dai rischi, i derivati sull’hash rate sono strumenti migliori in quanto offrono agli utenti un prodotto specifico per il mining.

Sam Chwarzynski, chief financial officer di Blockware Solutions e socio amministratore di Blockware Mining, una compagnia che fornisce hardware e servizi nel settore del mining, ha spiegato che i derivati sull’hash rate sono ancora un prodotto nuovo, con due variazioni sempre più popolari. I contratti di “cloud mining” e di “difficulty hedge” consentono ai miner di bloccare tassi di difficoltà del network specifici per un determinato periodo di tempo, in genere da sei a nove settimane. Chwarzynski ha aggiunto:

“Per un prezzo leggermente maggiore, i Difficulty Hedge permettono ai miner di coprire i costi di produzione, simile a come i produttori/agricoltori tradizionali coprono i rischi utilizzando future e altri derivati. Man mano che la mercificazione del mining di Bitcoin continua, prevediamo che anche il mercato dei derivati sull’hash rate maturerà.”

I governi iniziano a entrare in scena

La reputazione di Bitcoin è cambiata enormemente col passare del tempo, portando alcuni governi a prendere posizioni più rilassate o rigide nei confronti del settore crypto. Paesi come il Portogallo e altri hanno ridotto le tasse su attività come il trading e il mining di criptovalute, al fine di incentivarne la crescita. Gibbs ha spiegato a Cointelegraph:

“Oltre al self-mining, molte nazioni stanno sostenendo attivamente i miner di Bitcoin attraverso sovvenzioni energetiche e incentivi fiscali. Credo che ora comprendano quanto sia importante assicurarsi più hash rate possibile all’interno dei loro confini.”

Altri governi hanno iniziato a investire direttamente nel mining di Bitcoin. Il Kazakistan ha allestito 13 operazioni per il mining di BTC e sta per aprirne altre quattro. Tuttavia, non tutti i governi hanno un atteggiamento favorevole nei confronti delle criptovalute e il mining rimane illegale in alcuni paesi.

Mason Jappa, CEO di Blockware Solutions e socio amministratore di Blockware Mining, ha spiegato a Cointelegraph che questi scenari creano grandi rischi:

“Molte mining farm in Cina, Venezuela e altri paesi affrontano situazioni in cui il governo potrebbe non approvare la loro attività. In altre parole, le farm operano illegalmente e se vengono scoperte potrebbero vedere la propria attività chiusa e le attrezzature sequestrate.”

Invece, altri governi hanno adottato un approccio meno convenzionale al mining di Bitcoin. Anche se lo scorso anno l’Iran ha legalizzato la pratica, di recente il governo ha annunciato che i Bitcoin ottenuti dovranno essere venduti direttamente alla banca centrale del paese. Gibbs ha aggiunto:

“La capacità di accumulare Bitcoin in modo anonimo attraverso il mining è una proposta di valore attraente per i paesi che non possono effettuare transazioni facilmente con altre nazioni a causa di sanzioni, ecc. Presumo che alcune nazioni siano già impegnate nel mining di Bitcoin per questo esatto motivo.”

Una maggiore decentralizzazione

Con tutti i nuovi strumenti, l’accesso a nuove risorse, e la collaborazione e la sicurezza fornite dai governi su vari livelli, è probabile che il mining continuerà ad essere occupato da compagnie con grandi masse di capitali da investire. Tuttavia, diventerà anche più decentralizzato in termini di distribuzione geografica delle mining farm, secondo Gibbs.

Il podcaster ha aggiunto che ora i miner cinesi stanno diversificando parte delle operazioni in altri paesi, ma questo non significa che stanno perdendo la loro posizione dominante:

“Finché il 100% dei dispositivi ASIC per il mining di Bitcoin proviene dalla Cina, o da luoghi vicini al paese, continueranno ad avere un vantaggio insormontabile rispetto al resto del mondo.”

Mentre grandi nomi fanno il loro ingresso con somme enormi, il mining continuerà probabilmente a scivolare fuori dalla portata della community. Quello che era iniziato come poche persone che usano i propri computer per generare monete digitali è diventato oggi un settore gigantesco, in cui è necessario acquistare dispositivi specifici oltre a hosting, manutenzione e altre spese. Per il momento, però, il mining di Bitcoin può ancora essere redditizio, grazie soprattutto agli aumenti del prezzo verso livelli inesplorati.