Vi sono pochi dubbi che la blockchain sia qui per restare, ma c'è ancora un enorme ostacolo da superare: la semplicità d'uso. Negli ultimi cinque anni sono stati fatti passi da gigante: ricordo ancora quando nel 2017 per completare anche la più basilare delle operazioni ci si metteva ore. Ore, e un computer intasato e inutilizzabile per l'intero periodo.
Oggi in qualche minuto si può fare tutto, il problema è che nel frattempo sono sorte nuove difficoltà. Se nel 2017 si utilizzavano solo un pugno di blockchain, oggi ce ne sono centinaia, ciascuna con le sue applicazioni, opportunità e peculiarità. Sebbene sia un progresso notevole, la proliferazione delle blockchain ha introdotto nuove sfide all'usabilità. Ce ne sono troppe – molte anche innovative – ma credere che gli utenti abbiano il tempo e la pazienza per gestire portafogli e procedure ogni volta diverse è ingenuo.
Subito e veloce sono le parole d'ordine, che cozzano con una tecnologia ancora frammentaria e spesso lenta.
L'adozione di massa delle criptovalute non dipende dal prezzo di Bitcoin: questo potrebbe anche raggiungere il milione di dollari domani, ma la blockchain sarebbe ancora una tecnologia di nicchia. A fare la differenza è l'esperienza utente, e in particolare l'interoperabilità, che con un singolo clic e attraverso una sola applicazione deve permettere di interagire con qualsiasi blockchain. Un po' quello che avviene oggi nel mondo digitale: non ci facciamo troppe domande su quale sia l'operatore di rete dietro ciò che usiamo, l'unica cosa che ci interessa è il risultato e la qualità dello stesso.
Lo stesso deve avvenire con la blockchain. Come afferma Ramani Ramachandran, founder di Router Protocol con cui ho avuto modo di discutere il tema di recente:
"Le blockchain devono essere interconnesse, permettendo alle informazioni di fluire tra una e l'altra senza che l'utente debba nemmeno rendersene conto."
Non siamo ancora arrivati a questo livello, e forse non ne siamo nemmeno ancora vicini, ma la spinta in questa direzione è forte sia a livello di investimenti che a livello di crescita tecnologica.
La soluzione più famosa è, senza dubbio, il protocollo di comunicazione tra blockchain LayerZero, ma non è l'unica. Router Protocol è, ad esempio, un'altra soluzione del tutto simile: si avvale di una propria blockchain, di una serie di nodi per garantire la sicurezza e una struttura modulare per permettere a qualsiasi applicazione di essere fruibile attraverso molteplici punti di accesso.
Ma c'è di più; accanto ai protocolli di comunicazione, esistono le cosiddette omnichain smart contract platform, che offrono la possibilità di sviluppare degli applicativi su una blockchain che per sua natura li rende compatibili e fruibili su blockchain terze. Un esempio di questo approccio è ZetaChain, una blockchain giovane.
Ciò che è importante comprendere è che si tratta di una questione cruciale per il futuro delle criptovalute e della blockchain. Parliamo di una tematica che con ogni probabilità polarizzerà l'attenzione nella prossima bull run, e che vedrà nuovi player emergere. Se oggi l'unica piattaforma conosciuta dal grande pubblico è LayerZero, anche grazie al generoso airdrop promesso, nel prossimo futuro vedremo emergere nuove soluzioni che andranno ad affiancarsi alle già citate Router Protocol e ZetaChain e alle altre già attive, come Axelar, Celer Network, Li.Fi, DeBridge e i tanti altri team che si stanno lanciando su questa sfida: perché è da qui che passa il futuro.
Se ad oggi è difficile dire quale di queste soluzioni sarà dominante, quello che è certo è che è un tema in continua evoluzione di cui bisogna essere consapevoli anche dei rischi, e non solo degli indubbi vantaggi. Si tratta pur sempre di una tecnologia in fase di sperimentazione, applicata a un’altra tecnologia altrettanto sperimentale.