Continua il nostro reportage sulla Blockchain Week Rome, la più grande conferenza in Italia dedicata al mondo delle criptovalute. All’evento abbiamo discusso con Marco Rossi, CEO di Movenda, riguardo al rapporto fra l’imprenditoria italiana e la tecnologia blockchain.

Movenda è un’azienda italiana operante nel settore dello sviluppo di software, leader nel campo della sicurezza informatica e delle identità digitali. Movenda offre i propri servizi a compagnie estremamente importanti, fra le quali spiccano nomi del calibro di TIM, Wind, Vodafone e Accenture.

Abbiamo innanzitutto chiesto per quale motivo Movenda ha deciso di puntare sulla blockchain, e quali sono stati i primi passi compiuti dalla compagnia in questo settore. Il CEO ha risposto:

“Lavoriamo sulla blockchain da circa tre anni: non proprio tantissimo, ma comunque un tempo considerevole se si considera che siamo una società italiana. Operiamo sin dal 1996, e siamo sempre stati pionieri delle nuove tecnologie: per tale motivo, abbiamo assistito parecchie volte alla nascita di movimenti rivoluzionari come quello dei registri distribuiti.

Ad esempio, nel ‘96 siamo divenuti il primo Java Authorized Center in Italia: vuol dire che insegnavamo Java agli altri. Al tempo molti criticarono la nostra scelta, sottolineando che C era un linguaggio di programmazione migliore e molto più diffuso. ‘Java non funziona, è pieno di errori, non è sicuro’, ci dicevano. Oggi, 25 anni dopo, queste affermazioni fanno chiaramente sorridere.

Credo che con la blockchain sia accaduto più o meno lo stesso, ma la nostra azienda sa riconoscere al volo le tecnologie promettenti e si lancia subito in esse.

Ha poi continuato:

Siamo entrati in questo settore sviluppando dei Proof-of-Concept per alcune aziende, e abbiamo poi realizzato un prodotto che fino a quel momento non esisteva ancora: siamo stati i primi al mondo. La nostra idea potrebbe avere notevoli ripercussioni sia per il settore Internet of Things che per il modo in cui l’utente gestisce le proprie criptovalute.

Solitamente i dispositivi IoT sono un vero e proprio incubo dal punto di vista della sicurezza, in quanto bisogna far comunicare fra loro un gran numero di oggetti, con firmware e sensori completamente differenti. In questo caso riuscire ad ottenere un livello di sicurezza uniforme e costante è quasi impossibile, in quanto basta un solo anello debole per rompere l’intera catena.

Ecco… noi abbiamo pensato di inserire tutto ciò che riguarda la sicurezza, tutto ciò che effettivamente scrive sulla blockchain, all’interno dell’elemento che in questi dispositivi si occupa di comunicare con il resto del mondo: la SIM.

Il motivo di tale scelta è molto semplice: la SIM presente nei dispositivi IoT è separata dal resto del sistema. Possiede un proprio processore ed opera con un sistema operativo differente, ma soprattutto non può e non deve interagire con le altre componenti. Non è pertanto possibile infettarla con dei virus, oppure accedere ad essa utilizzando un trojan.

Si tratta di una tecnologia estremamente sicura, utilizzata anche per le carte di credito. Ad oggi, le SIM sono sono mai state violate. Abbiamo quindi deciso di sviluppare un’applicazione, ironicamente in Java, appositamente per SIM: è stata un’impresa parecchio ardua dal punto di vista ingegneristico, ma come ho già detto siamo stati i primi al mondo.

Il nostro prodotto consente inoltre di realizzare wallet per criptovalute su SIM, che godono del medesimo livello di sicurezza offerto dai portafogli hardware ma anche della stessa semplicità d’utilizzo di quelli software.”

Una risposta ricca di entusiasmo e di fiducia nella propria tecnologia. Abbiamo pertanto chiesto a Rossi quali sono le sfide e le difficoltà solitamente associate al lancio di prodotti all’avanguardia come questo. Il CEO ha spiegato che, in quanto pioniere di nuove tecnologie, la parte davvero difficile è saper aspettare. È infatti certo che i wallet di criptovalute su SIM diverranno estremamente popolari, ma dovranno passare almeno cinque anni prima che la tecnologia possa affermarsi. 

Abbiamo infine chiesto se a suo parere la rivoluzione blockchain è attualmente in corso, o se al contrario il futuro dei registri distribuiti è ancora incerto.

La rivoluzione è già arrivata, il fenomeno è divenuto di massa”, ha affermato Rossi. “Presenta tuttavia numerosi problemi dal punto di vista tecnico: quando verranno risolti sarà davvero disruptive, perché può essere utilizzata praticamente ovunque e per qualsiasi applicazione. [...] Consiglio di prestare molta attenzione a quel che accadrà con la blockchain nei prossimi dieci anni, perché cambieranno tante cose: è una rivoluzione.

L’intervista è stata condotta da Kristina Lucrezia Cornèr, Assistant Editor-in-Chief, Head of Features di Cointelegraph.com.