Secondo quanto riferito il 15 giugno dal The Asahi Shimbun, i procuratori giapponesi di dieci prefetture hanno arrestato 16 persone comprese tra i 18 e 48 anni, accusate di essere coinvolte in un caso di cryptojacking.
Il cryptojacking consiste nell'utilizzare la potenza di calcolo dei pc di ignari utenti per minare criptovalute.
Oltre ad utilizzare Coinhive, uno script utilizzato per minare Monero (XMR) mentre si visita un sito web, gli individui arrestati inviavano anche un programma simile ai computer degli utenti, capace di minare criptovalute anche fuori dal browser web.
Nonostante il caso sia stato reso noto solo il 14 giugno, secondo Asahi Shimbun il primo arresto sarebbe avvenuto già a marzo.
Secondo Hisashi Sonoda, professore della Konan Law School specializzato in crimini informatici, arrestare immediatamente i sospettati potrebbe essere stato eccessivo, dato che non ci sono precedenti legali su casi simili.
Lanciato nel 2017, Coinhave è diventato uno dei tool più diffusi per il mining di monero. È stato persino iniettato da alcuni hacker nelle pubblicità di YouTube e nei siti di governi e università.
Questa settimana, la polizia giapponese ha cominciato ad indagare su un altro caso di cryptojacking. I procuratori hanno interrogato tre persone sospettate di gestire siti web che diffondono malware basati su Coinhive. Secondo quanto riportato, la Corte Suprema di Yokohama avrebbe inflitto una sanzione da 100.000 yen (904$) ad uno dei sospettati.
Secondo una recente analisi redatta dalla società di sicurezza aziendale Palo Alto Networks, circa il 5% dei monero in circolazione sarebbero stati minati tramite cryptojacking.