Secondo il governo locale e gli esperti del settore, "l'esperimento" di autoregolamentazione del Giappone per l'industria cripto non sta funzionando come previsto.
Dal 2018, la Japan Virtual Currency Exchange Association (JVCEA), un ente di autoregolamentazione, è stata incaricata di creare linee guida per l'industria delle criptovalute nel Paese, con argomentazioni che all'epoca sostenevano che potesse essere più adatta a gestire la normativa rispetto ad un organismo governativo.
Tuttavia, lunedì, parlando con il Financial Times (FT), una fonte senza nome "vicina sia all'industria che al governo" ha dichiarato che l'attuale modello di regolamentazione delle criptovalute sta vacillando:
"Quando il Giappone ha deciso di sperimentare l'autoregolamentazione del settore cripto, molti in tutto il mondo hanno dichiarato che non avrebbe funzionato. Purtroppo, al momento sembra che abbiano ragione".
L'organizzazione è stata costituita in risposta all'hacking da 530 milioni di dollari, avvenuto nel 2018, ai danni dell'exchange Coincheck. È riconosciuta dalla Financial Services Agency (FSA) del Giappone e ha il potere di approvare e applicare i quadri normativi per gli exchange cripto nel Paese.
I suoi membri includono una lunga lista di nomi di spicco del mondo cripto locale come Coincheck, BitFlyer e Rakuten Wallet Co, oltre alle filiali giapponesi di FTX e Coinbase.
Negli ultimi mesi, la JVCEA ha ricevuto una discreta quantità di critiche dalla FSA per la sua lentezza nel far decollare la regolamentazione.
Secondo il FT, la FSA ha dichiarato di aver individuato i problemi principali della JVCEA, tra cui i ritardi nell'introduzione della normativa antiriciclaggio (AML) e la mancanza di comunicazione tra i direttori, operatori e la segreteria — a dimostrazione di una cattiva gestione.
Il rapporto rilevava inoltre che la FSA aveva già lanciato un "avvertimento estremamente severo" alla JVCEA a dicembre, affinché mettesse ordine nelle sue operazioni. Non era "chiaro che tipo di delibere stesse prendendo l'organismo, quale fosse il processo decisionale, perché la situazione fosse così com'era e quale fosse la responsabilità dei membri del consiglio".
A giugno, anche il primo ministro Fumio Kishida ha invitato l'ente ad accelerare il processo di approvazione degli asset digitali sui cripto exchange locali, pur rimanendo "attento alla necessità di proteggere gli utenti".
Un'altra fonte anonima vicina alla JVCEA ha suggerito che l'organizzazione non dispone di personale d'ufficio con una reale conoscenza o interesse per le cripto. Secondo la fonte, l'ufficio è composto principalmente da banchieri in pensione, broker e lavoratori governativi, e manca di rappresentanti provenienti dall'elenco di società cripto della JVCEA:
"Ecco perché nessuno lì capisce veramente la blockchain e le criptovalute. L'intero disastro dimostra che non si tratta di un semplice problema di governance. La FSA è molto irritata per l'intera gestione".
La JVCEA afferma di essere al lavoro per apportare miglioramenti e affrontare i problemi attuali dell'organizzazione. Tuttavia Masao Yanaga, professore della Meiji University e membro del consiglio di amministrazione della JVCEA, ha sottolineato che l'organizzazione non dispone delle risorse necessarie per muoversi rapidamente.
Yanaga ha anche suggerito che la normativa antiriciclaggio è stata difficile da implementare, a causa dell'assenza di accordi internazionali sulla condivisione dei dati dei clienti tra i cripto exchange. "Gli operatori degli exchange temono che, anche se creiamo queste regole, non saranno in grado di attuarle", ha dichiarato.
Un'area in cui la JVCEA ha apportato lievi miglioramenti quest'anno è quella dei criteri di listing degli asset digitali. L'ente ha il compito di valutare i token che le società locali intendono quotare. Tuttavia, in genere l'organizzazione ha impiegato circa sei mesi o più per condurre il processo di screening.
A marzo, Cointelegraph ha riferito che la JVCEA ha attenuato alcuni dei suoi requisiti, stilando una lista di 19 asset che non richiedono più uno screening, tra cui Bitcoin (BTC), Ether (ETH) e Ripple (XRP).