Il fondo sovrano del Lussemburgo ha assegnato l'1% del proprio portafoglio a fondi negoziati in borsa (ETF) basati su Bitcoin, rappresentando una delle prime iniziative del genere da parte di un ente di investimento sostenuto da uno Stato europeo.
Mercoledì Bob Kieffer, direttore del Tesoro e segretario generale lussemburghese, ha reso noto l'investimento tramite un post pubblicato su LinkedIn. Gilles Roth, ministro delle Finanze, ha rivelato la decisione durante la presentazione del bilancio 2026 alla Chambre des Députés, il parlamento lussemburghese.
“Riconoscendo la crescente maturità di questa nuova asset class e sottolineando la leadership del Lussemburgo in materia di finanza digitale, tale investimento costituisce un'applicazione della nuova politica di investimento del FSIL, deliberata dal Governo a luglio 2025”, precisa Kieffer.
Stando alle informazioni disponibili, il Fondo sovrano intergenerazionale del Lussemburgo (FSIL) avrebbe investito l'1% del proprio patrimonio in prodotti ETF su Bitcoin. Considerando che il patrimonio gestito dal fondo ammontava a circa 764 milioni di euro (quasi 888 milioni di dollari) al 30 giugno, equivale a un investimento di circa 9 milioni di dollari in ETF su Bitcoin.
Il Fondo sovrano intergenerazionale del Lussemburgo non ha replicato alla richiesta di commento di Cointelegraph.
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Nuovo framework segnala evoluzione strategica
La notizia potrebbe sorprendere coloro che hanno seguito la posizione ufficiale del Paese sulle criptovalute. L'annuncio fa seguito alle notizie di fine maggio secondo cui il rapporto sui rischi del Lussemburgo per il 2025 classificava le società di criptovalute come ad alto rischio di riciclaggio di denaro, persino mentre le istituzioni locali intensificavano i loro sforzi per l'adozione degli asset digitali.
Kieffer sottolinea che il fondo sovrano lussemburghese continuerà a investire nei mercati azionari e obbligazionari, ma che adesso è anche “autorizzato ad allocare fino al 15% del proprio patrimonio in investimenti alternativi”, tra cui criptovalute, immobili e private equity. Tuttavia, il possesso diretto di criptovalute è stato ritenuto troppo rischioso:
“Per evitare rischi operativi, l'esposizione a Bitcoin è stata assunta attraverso una selezione di ETF.”
Il nuovo framework è stato annunciato a fine settembre e fa seguito a una revisione della politica di investimento effettuata a metà giugno. L'annuncio definisce il cambio di rotta come una “evoluzione significativa” e precisa che “questa nuova versione riflette la maggiore maturità del fondo e la necessità di rispondere meglio alle priorità economiche, sociali e ambientali del Paese”.
Kieffer riconosce che l'allocazione modesta potrebbe essere vista come troppo conservativa da alcuni e troppo speculativa da altri. Tuttavia, ha difeso la decisione come un passo avanti equilibrato.
“Dato il profilo e la missione specifica di FSIL, il consiglio di amministrazione del fondo ha concluso che un'allocazione dell'1% costituisce il giusto equilibrio, inviando al contempo un messaggio chiaro sul potenziale a lungo termine di Bitcoin”, spiega.
Ondata di entusiasmo per le crypto travolge l'Europa
La notizia fa seguito a quella relativa al fondo sovrano norvegese, il più grande fondo patrimoniale statale al mondo, che nell'ultimo anno ha incrementato la propria esposizione indiretta a Bitcoin del 192%. Nel resto d'Europa, a metà luglio la Banca nazionale ceca ha aumentato la propria partecipazione nel crypto exchange statunitense Coinbase, mentre ad inizio aprile un membro del parlamento svedese ha proposto al ministro delle finanze una riserva in Bitcoin “neutrale dal punto di vista del bilancio”.
A febbraio, il governatore della Banca nazionale ceca ha sostenuto che Bitcoin dovrebbe essere studiato, non temuto, mentre l'istituzione ha iniziato a prendere in considerazione un portafoglio di prova in Bitcoin.