Katherine Polk Failla, giudice della Corte distrettuale degli Stati Uniti per il distretto meridionale di New York, ha ordinato a Tether di dimostrare il collaterale della sua omonima stablecoin, Tether (USDT). La società è tenuta a fornire al tribunale "libri contabili generali, bilanci, conti economici, rendiconti dei flussi di cassa e rendiconti dei profitti e delle perdite" ed altri documenti.
L'ordine è stato pubblicato ieri, nell'ambito di una causa partita nel 2019: la denuncia iniziale di un gruppo di investitori contro iFinex, la società madre di Tether e Bitfinex, sosteneva che l'azienda manipolasse il mercato delle criptovalute emettendo Tether non garantiti, con l'intento di gonfiare il prezzo delle criptovalute come Bitcoin (BTC).
Il giudice Polk Failla ha respinto la richiesta di iFinex di bloccare l'ordine, sostenendo che la società abbia già prodotto documenti "sufficienti" per la Commodity Futures Trading Commission e il Procuratore generale di New York. Ha ritenuto che la richiesta dei querelanti di documenti "indubbiamente importanti" sia ben giustificata in quanto "sembrano riguardare una delle accuse principali dei querelanti".
In precedenza, a settembre 2021, il giudice Polk Failla ha respinto le richieste dei querelanti contro iFinex in base al Racketeer Influenced and Corrupt Organizations Act e alle accuse relative al racket o all'utilizzo dei proventi del racket per gli investimenti.
A febbraio 2021, in un altro caso concluso con l'Ufficio del Procuratore Generale di New York, iFinex ha accettato di pagare 18,5 milioni di dollari di danni a New York e di sottoporsi a una rendicontazione periodica delle proprie riserve, oltre ad interrompere il servizio ai clienti nello Stato. L'accordo ha fatto seguito ad un'indagine durata 22 mesi, finalizzata alla verifica di eventuali coperture di perdite aziendali – stimate per 850 milioni di dollari – dichiarando erroneamente la collateralizzazione delle sue riserve USDT.