Il mining di Bitcoin (BTC) viene spesso criticato per i suoi esorbitanti consumi energetici, ma il podcaster Marty Bent ha proposto una soluzione che, a suo dire, permetterà di ridurre gli sprechi nel settore del petrolio e del gas.

Bent ha infatti svelato che sin dallo scorso anno gestisce un'operazione di mining di Bitcoin per conto dell'azienda Great American Mining (GAM), utilizzando il gas in eccesso che si forma durante l'estrazione del petrolio per alimentare i computer.

Questa piccola operazione di mining è stata dispiegata da GAM nel dicembre del 2019, riscontrando un notevole successo. Secondo Bent, si tratta del primo passo che vedrà i produttori di petrolio e gas diventare "i più grandi miner del network di Bitcoin."

Ha poi elaborato questo concetto durante l'ultima puntata del suo podcast:

"Quel che stiamo tentando di realizzare in Great American Mining è far capire alle compagnie operanti nel settore della produzione del petrolio e del gas che dovrebbero investire in questo progetto, costruire un'infrastruttura di mining così che possano essere più efficienti con tutto il gas che verrebbe altrimenti sprecato.

E nel lungo termine aiuterà anche Bitcoin, rendendo il suo network più distribuito e sicuro."

Un'idea potenzialmente rivoluzionaria

Da una parte i miner sono sempre alla ricerca di fonti energetiche abbondanti e a basso costo, mentre dall'altro i produttori di petrolio mirano a rendere le proprie operazioni più efficienti e redditizie.

GAM vorrebbe trasformare i gas di scarto, spesso smaltiti o venduti a costi irrisori, in una fonte energetica per il mining di criptovalute:

"Se progettati correttamente, i container contenenti i miner di Bitcoin [...] saranno fino a cinque volte più redditizi rispetto ad inviare il gas tramite dei gasdotti per venderlo."

Negli ultimi anni questa idea è divenuta molto popolare. I fratelli Winklevoss hanno infatti investito in Crusoe Energy Systems, una società in Texas che converte il materiale di scarto prodotto durante l'estrazione del gas naturale per il mining di criptovalute.

In Canada, la compagnia petrolifera Black Pearl Resources ha avviato un'operazione di mining di Bitcoin per arrotondare; Upstream Data, un'altra azienda canadese, vende e affitta equipaggiamento per il mining ai produttori di petrolio e gas.

L'infrastruttura di mining statunitense è deludente rispetto a quella cinese

Oggigiorno la Cina è la nazione con il maggior numero di infrastrutture dedicate al mining di criptovalute. Grazie ai costi irrisori dell'elettricità in molte regioni del territorio, si stima che circa il 60-70% dei consumi energetici legati al mining avvenga proprio in Cina.

Secondo Bent, è importante che il mining di Bitcoin diventi maggiormente distribuito a livello geografico. A suo parere questo settore rappresenta un'enorme opportunità economica per l'industria statunitense del petrolio e del gas:

"Stiamo ancora compiendo i primi passi in questo business, il cammino personale di GAM è appena iniziato. Ma siamo fiduciosi del fatto che entro i prossimi cinque anni riusciremo a concretizzare la nostra visione.

Potremmo ovviamente fallire, a meno che il governo statunitense non inizi a salvare pure i miner di Bitcoin, ma proveremo a raggiungere il successo con tutte le nostre forze."