Anastasios A. Antoniou, un membro dell'EU Blockchain Observatory and Forum, ritiene che il settore delle criptovalute debba trovare la propria collocazione all'interno delle strutture giuridiche, piuttosto che tentare di eluderle.

In un articolo pubblicato in data 3 ottobre sull'Oxford Business Law Blog, l'uomo ha affermato che sarà necessario "revisionare radicalmente" le regolamentazioni correnti, così da colmare il divario tra codice e legge oggi presente nella blockchain.

Antoniou ha poi comparato la situazione giuridica attuale dell'industria blockchain a quella del mondo digitale di fine anni '90. Per poter raggiungere il suo vero potenziale, spiega, anche la blockchain dovrà iniziare ad operare a norma di legge:

"Affinché i registri distribuiti raggiungano il proprio vero potenziale, non dovrebbero tentare di evitare o aggirare le leggi, ma al contrario trovare il proprio posto all'interno di una struttura giuridica versatile e ben strutturata, che consenta di sfruttare appieno questa tecnologia".

Operare nel rispetto delle regole, continua l'uomo, consentirebbe a fornire maggiori certezze in alcuni mercati e a creare nuovi ecosistemi. A suo parere inoltre le disposizioni legislative dovrebbero supportare questa tecnologia, piuttosto che tentare di combattere l'innovazione. Antoniou scrive infine che anche gli sviluppatori dovrebbero impegnarsi per tentare d'interagire con i governi.

Questo mese, la società di consulenza Deloitte ha elencato i cinque ostacoli che la blockchain dovrà superare prima di poter essere adottata su larga scala: presenza di operazioni dispendiose in termini di tempo, mancanza di standard nel settore, complessità e costi elevati delle applicazioni blockchain, incertezza normativa, e mancanza di collaborazione tra le aziende operanti nell'industria.

A luglio Mike Novogratz, ex dirigente di Wall Street, ha previsto che per assistere all'adozione di massa di criptovalute e blockchain "ci vorranno ancora cinque o sei anni".