Secondo quanto riportato da Reuters in data 13 giugno, David Schwartz, esperto di crittografia di Ripple, ha dichiarato che difficilmente nel prossimo futuro le banche adotteranno la blockchain per l'elaborazione dei pagamenti internazionali.

Nonostante infatti le banche riconoscano il potenziale della blockchain di ridurre sia i tempi che i costi delle transazioni, al momento la tecnologia presenta troppi problemi legati alla scalabilità e alla privacy per poter essere utilizzata livello globale.

Per ovviare a questo problema, Ripple offre xCurrent, una soluzione software che permette a banche e istituzioni di effettuare pagamenti internazionali in tempo reale. La piattaforma "non è tuttavia un registro distribuito", spiega Schwartz. Su xCurrent infatti i partecipanti alla rete non hanno accesso all'intero archivio dei dati, filosofia che si trova invece alla base di numerose reti blockchain come Ethereum (ETH) o Hyperledger. L'uomo ha poi dichiarato:

"Molti dei nostri clienti sottolineano la necessità di mantenere le transazioni private, elaborare migliaia di scambi al secondo, nonché supportare ogni tipologia di valuta o bene immaginabile".

Marcus Treacher, vicepresidente della divisione Customer Success di Ripple, ha rivelato che in passato l'azienda ha già provato a proporre alle banche sistemi di pagamento basati su una blockchain "classica". Le istituzioni hanno tuttavia rifiutato l'offerta, affermando che non è possibile "inserire il mondo intero su una blockchain".

A maggio di quest'anno, le istituzioni finanziare che hanno preso parte al test preliminare della piattaforma xRapid di Ripple hanno segnalato transazioni molto più veloci, ed un risparmio complessivo fino al 79%.

Ad aprile Santander, banca internazionale con sede in Spagna, ha confermato il lancio One Pay FX, una rete blockchain di pagamento basata su Ripple. Le due aziende sono a lavoro su questo progetto già da molti anni: i primi prototipi risalgono infatti al 2015.