Lo Standing Committee for Awareness on Dealing in Unauthorized Securities Activities in the Foreign Exchange Markets, un'istituzione governativa del Regno dell'Arabia Saudita, ha messo in guardia la popolazione ribadendo che lo scambio di criptovalute all'interno del paese viene considerato illegale.
Il comunicato afferma che le monete digitali non vengono ufficialmente riconosciute dal governo, e nessuna entità è autorizzata a trattare con esse. L'organo governativo sottolinea inoltre i "forti rischi" e le "conseguenze negative" associate allo scambio di criptovalute, esortando i cittadini a non farsi ingannare da "programmi per diventare ricchi in fretta", in quanto questi spesso implicano "rischi legati a sicurezza, mercati e legalità".
Nonostante l'Arabia Saudita non riconosca ufficialmente le criptovalute, il paese ha accolto in maniera positiva i potenziali vantaggi offerti in svariati settori dalle tecnologie distribuite. Recentemente la città di Riyadh ha stretto una collaborazione con IBM per lo sviluppo di una nuova strategia, il cui scopo è quello di snellire i servizi offerti dal governo grazie all'utilizzo della blockchain.
Tale iniziativa fa parte del programma Saudi Vision 2030, introdotto nel 2016 dal Principe Mohammad bin Salman allo scopo di accrescere e diversificare l'economia del paese. Dando priorità a tecnologie innovative come la blockchain, il programma mira a promuovere settori come quello della sanità, del turismo e dell'educazione.
A febbraio, l'Autorità Monetaria Saudita (SAMA) ha stipulato un accordo con Ripple per la realizzazione di una tecnologia che permetta alle banche del paese di effettuare pagamenti internazionali. Le due istituzioni hanno sviluppato un programma sperimentale basato su xCurrent, la soluzione software di Ripple che consente di portare a termine pagamenti internazionali istantanei sfruttando un sistema di tracciamento end-to-end.