Thomas Jordan, Presidente della Swiss National Bank (SNB), ha affermato che le stablecoin ancorate a valute straniere potrebbero intralciare le politiche monetarie svizzere.
Le criptovalute non sono denaro 'buono'
Questa settimana Jordan ha tenuto un discorso all'Università di Basilea, affermando che a suo parere l'utilizzo delle criptovalute come mezzo di pagamento, riserva di valore e unità di conto risulta parecchio limitato. Inoltre, le monete digitali sono soggette a notevoli oscillazioni:
"Se si tiene conto delle loro caratteristiche, i token crittografici sono più simili a strumenti d'investimento speculativo piuttosto che a denaro 'buono'. Con denaro 'buono' solitamente si intende una valuta che mantiene il proprio valore stabile nel tempo, viene accettata su larga scala e consente pagamenti efficienti. Dati questi parametri, è improbabile che i token crittografici vengano ampiamente utilizzati come denaro in Svizzera."
Jordan ha poi espresso i propri timori riguardo alla possibile diffusione di stablecoin ancorate a valute straniere:
"Se le stablecoin ancorate a valute estere dovessero diventare popolari in Svizzera, l'efficacia delle nostre politiche monetarie verrebbe compromessa."
Al contrario, una stablecoin ancorata al franco svizzero "non avrebbe alcun impatto immediato sull'efficacia delle nostre politiche monetarie", ma potrebbe comunque rappresentare una minaccia per la stabilità finanziaria del paese in quanto incrementerebbe le probabilità di un bank run.
Questo mese Yves Mersch, funzionario legale della Banca Centrale Europea, ha affermato che l'Europa non dovrebbe farsi tentare dal progetto Libra di Facebook:
"Spero sinceramente che il popolo europeo non si faccia tentare dal seducente ma infido canto della sirena Facebook, abbandonando in tal modo la sicurezza e la stabilità offerte da soluzioni e canali di pagamento già consolidati."