Spesso, molti progetti partono dal nulla.

Nel 2010, il primo progetto di mining di Bitcoin (BTC), Bitcoin.cz, fu creato a Praga, in Repubblica Ceca. Poco tempo dopo, il fondatore Mark "Slush" Palatinus decise di dedicarsi ad altri progetti, come la creazione del primo crypto hardware wallet al mondo, presso l'azienda Trezor. Di conseguenza Braiins, società impegnata nello sviluppo di sistemi Linux embedded, pensò bene di rilevare la mining pool e rinominarla di conseguenza.

Andando avanti fino ai giorni nostri, Braiins (Slush Pool) ne ha fatta di strada, fino a diventare una delle più grandi mining pool di Bitcoin. Attualmente vanta più di 15.000 utenti, rappresentando dal 5 all'8% dell'intero hash-rate del network Bitcoin. L'azienda percepisce il 100% del suo reddito in BTC, addebitando una commissione dal 2% al 2,5% con il suo mining firmware. In un'intervista esclusiva con Cointelegraph, Kristian Csepcsar, chief marketing officer di Braiins, illustra come mai gli appassionati di criptovalute continuino a preferire la storica mining pool dopo tutti questi anni, nonostante i tanti concorrenti disponibili.

Tra i primi aspetti discussi, l'importanza del firmware è decisamente critica nel processo decisionale, come dimostrato dalla recente necessità di bilanciamento della rete in Texas. Csepcsar ha illustrato: "È possibile attivare il mining hardware quando c'è molta elettricità nella rete, ma si potrebbe doverlo spegnere in tempi brevissimi quando la domanda da parte delle famiglie è alta".

"Ora immaginate una grande farm di 60.000 macchine; è molto difficile regolarle senza l'aiuto di un buon firmware, che possa risolvere facilmente il problema".

Tuttavia, non è solo l'aspetto tecnologico ad attirare i miner verso la mining pool di Braiins. Si tratta anche di ethos aziendale:

"Altre mining pool vogliono supportare il maggior numero possibile di fork di Bitcoin e altcoin, in quanto per loro si tratta unicamente di business. Noi non ragioniamo così. Durante il fork di Bitcoin Cash (BCH) nel 2017, abbiamo deciso di rimanere fedeli alla nostra visione centrale, non supportando BCH in quanto si trattava solo di una moda passeggera."

Kristian Csepcsar alla sede di Braiins | Fonte: Kristian Csepcsar

Fedelmente alle sue parole, Braiins continua a non estrarre altre valute digitali oltre a BTC. Contrariamente alla credenza popolare, Braiins non detiene enormi fondi di denaro digitale come ci si aspetterebbe. Csepcsar ha commentato:

"Nessuno si aspettava che Bitcoin avrebbe avuto successo così rapidamente. Quindi vendevamo molto di più all'inizio (quando il prezzo era molto basso) per finanziare le operazioni. Inoltre, inizialmente abbiamo subito un hack del servizio cloud, che ha portato al furto di 3.000 BTC. Quindi non deteniamo ricchezze come quelle di Satoshi".

Alla domanda su come l'azienda rimanga salda durante i crypto bear market, magari con crolli dal 70% all'80% in brevi periodi di tempo, Csepcsar ha dichiarato:

"La cosa buona è che abbiamo iniziato presto. Tutti i co-fondatori erano già abbastanza avanti nelle loro carriere da avere del denaro da parte, ottenuto dal loro precedente lavoro in grandi aziende tecnologiche. Siamo Bitcoiner, e non crediamo nei numeri in perenne aumento. Si presenteranno sempre dei crolli, ci prepariamo sempre di conseguenza".

Braiins è inoltre altamente indipendente, non avendo mai accettato investimenti da venture capitalist o investitori esterni. Alcuni appassionati di criptovalute sostengono che siano necessarie le istituzioni centralizzate, come regolatori di sicurezza, per intervenire e regolare la volatilità delle valute digitali, in modo che gli investitori e le imprese possano pianificare una crescita lenta e costante (anche se controllata). Ma Csepcsar non si trova d'accordo, affermando:

"Immaginate se scambiassimo Bitcoin come il NASDAQ, otto ore al giorno, dal lunedì al venerdì invece di 24/7. Bitcoin sta crescendo velocemente come una tecnologia esponenziale, e noi vogliamo che rimanga tale. Le restrizioni rendono tutto più lento e meno efficiente".