Da quando la Financial Action Task Force, o FATF, ha introdotto la sua controversa “travel rule” per le imprese nel settore crypto, il dibattito sulla compatibilità di quadri normativi consolidati in materia di criptovalute è stato implacabile.
Alcuni esperti, però, credono che l’esperienza del settore con le linee guida della FATF sia solo la punta dell’iceberg, evidenziando sfide più significative in futuro.
Il 18 novembre, durante la tavola rotonda conclusiva della conferenza V20, Siân Jones ha affermato che la collisione tra nuovi modelli finanziari decentralizzati e vecchi modelli normativi comporta conseguenze che né i legislatori né la comunità stanno affrontando realisticamente.
XReg Consulting, di cui Jones è socia fondatrice e senior partner, è un gruppo di ex legislatori con esperienza pratica nello sviluppo di politiche pubbliche e normative per la blockchain e i crypto asset. Durante la discussione, Jones ha spiegato che il quadro generale della FATF per la prevenzione del riciclaggio di denaro, e in particolare la sua travel rule, emerge da un’era operativa e tecnica completamente differente: gli anni in cui strutture come SWIFT sono diventate ampiamente adottate e la finanza transazionale globalizzata ha preso piede.
I membri fondatori di SWIFT, 239 banche sparse in 15 paesi, erano tutti ben finanziati e parte di un settore bancario maturo, ha evidenziato Jones. Al contrario, le entità definite dalla FATF come Virtual Asset Service Provider, o VASP, arrivano da un contesto molto più giovane e meno consolidato. Per questo motivo, l’imposizione della travel rule e l’aspettativa che possa essere implementata così rapidamente da queste imprese “sfugge alla mia comprensione,” ha commentato Jones.
Indipendentemente da queste difficoltà significative, Jones ha aggiunto che il framework della FATF, per quanto sia restrittivo, potrebbe essere riconciliabile con le parti del settore crypto che sono diventate “industrializzate,” ovvero mediate precisamente dalle entità definite come VASP.
Col passare del tempo, però, sempre più partecipanti in questo ambito stanno cercando di ripristinare la visione originale della criptovaluta, seguendo le modalità implementate attraverso progetti come Bitcoin (BTC) e Ethereum: un’effettiva disintermediazione della finanza transazionale.
L’emergente nicchia della finanza decentralizzata, o DeFi, rappresenta esattamente questo tentativo di tornare agli obiettivi originali delle crypto: in futuro, ampie porzioni del settore potrebbero nuovamente abbandonare le strutture intermediate.
Gli sviluppatori e gli utenti della DeFi, così come i legislatori, devono “svegliarsi e guardare in faccia la realtà,” ha dichiarato Jones. Questo spirito originale e modello decentralizzato delle crypto, che mira a realizzare transazioni davvero trustless, è “fondamentalmente in disaccordo con il modo in cui la FATF consegue i suoi obiettivi per prevenire il riciclaggio di denaro,” ha spiegato.
Guardando al futuro, Jones ha sottolineato che sviluppatori e utenti della DeFi dovranno unirsi in un’unica voce per dare una risposta efficace alla FATF.
La regolamentazione sta arrivando nella DeFi, che vi piaccia o meno, ha concluso, ma se le persone coinvolte ritengono che framework come la travel rule della FATF non siano proporzionate al livello dei rischi di riciclaggio nel settore, dovranno “mettersi in gioco” e sostenere la propria causa.
Anche i legislatori dovranno riconoscere che, anche se i modelli obsoleti utilizzati dalla FATF potrebbero funzionare a malapena per il mondo crypto ancora intermediato, non sarà necessariamente così per la DeFi.