Secondo la piattaforma di crypto analisi Messari, la maggior parte dei 4.653 nodi attivi di Ethereum è nelle mani di provider web centralizzati come Amazon Web Services (AWS), i quali potrebbero "esporre Ethereum a punti centrali di fallimento".
Un post condiviso lunedì evidenzia come tre grandi fornitori di cloud rappresentino il 69% dei nodi ospitati sulla mainnet di Ethereum, di cui oltre il 50% gestito da Amazon Web Services (AWS), oltre il 15% da Hetzner e il 4,1% da OVH.
I dati di Ethernodes riportano inoltre che anche Oracle (4,1%), Alibaba (3,9%) e Google (3,5%) forniscano servizi di web hosting su Ethereum.
Malgrado la distribuzione tra i fornitori di servizi cloud sia più decentralizzata nel terzo inferiore, Messari teme che l'elevato costo dell'infrastruttura dei nodi possa rendere Ethereum vulnerabile, come esposto in un rapporto di dicembre 2020:
"Gli alti costi di gestione dell'infrastruttura rendono più probabile che i nodi gestiscano l'infrastruttura con fornitori di cloud computing (ad esempio AWS) - rendendo Ethereum più esposto a punti centrali di fallimento".
Analoghe problematiche sono state riscontrate su Solana, con Hetzner che gestisce il 42% dei nodi, seguito da OVH (26%) e AWS (3%).
Inoltre, i dati di Ethernode rilevano come i nodi siano maggiormente concentrati geograficamente negli Stati Uniti (46,4%) ed in Germania (13,4%), rappresentando quasi il 60% dei nodi Ethereum distribuiti in tutto il mondo. Pertanto, un intervento governativo da parte di uno di questi due Paesi potrebbe scaturire un forte impatto sulla decentralizzazione di Ethereum relativamente ai nodi.