Gli airdrop sono oggi considerati un potente strumento per la distribuzione di token, l'acquisizione di nuovi utenti e la creazione di una solida community. Permettono ai progetti di farsi notare, nonché di incentivare comportamenti corretti e di promuovere relazioni a lungo termine con la propria base di utenti. Ma gli airdrop funzionano davvero?

Stando a una ricerca da me precedentemente pubblicata sul Journal of Corporate Finance, la risposta – stando almeno ai dati finora disponibili – è "sì". Ma un mio più recente studio, condotto in collaborazione con Kristof Lommers e Lieven Verboven, evidenzia che la loro efficacia dipende soprattutto da una progettazione ponderata, da obiettivi chiari e da un'esecuzione strategica.

Il successo di un airdrop è legato alla scelta accurata dei criteri di ammissibilità e degli incentivi. Tali criteri possono essere semplici (come il possesso di un token specifico), oppure più complessi (come l'esecuzione di determinate azioni on-chain); l'importante è che siano allineati agli obiettivi dell'airdrop. Se ad esempio l'obiettivo è premiare gli utenti più fedeli, il criterio di ammissibilità potrebbero includere la detenzione di un determinato token per un periodo specifico. Se invece lo scopo è promuovere un nuovo protocollo, i token potrebbero andare a tutti gli utenti che hanno interagito con esso.

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D'altra parte, gli incentivi possono assumere varie forme: dalle ricompense dirette in token, all'accesso esclusivo a nuove funzionalità o servizi. È importante trovare il giusto equilibrio: l'airdrop dovrebbe essere abbastanza attraente da coinvolgere gli utenti, rimanendo economicamente sostenibili per il progetto. Ad esempio, per poter prendere parte all'airdrop di Blur, era necessario svolgere attività sui social: in altre parole, invece di donare token agli utenti già esistenti, Blur ha incentivato la condivisione del progetto sulle piattaforme social tramite un sistema di referral. Questo metodo non solo ha ampliato la portata dell'airdrop, ma ha anche promosso un forte senso di community in quanto l'utenza partecipava attivamente alla diffusione del progetto.

Anche la tempistica svolge un ruolo cruciale. Lanciare un airdrop troppo presto nel ciclo vitale di un progetto potrebbe portare alla distribuzione di token fra utenti senza alcun interesse reale; al contrario, un airdrop in fase troppo avanzata potrebbe non generare l'interesse desiderato. La tempistica ottimale spesso coincide con il lancio del token del progetto, stimolando così la distribuzione e la liquidità iniziale. Anche una ricerca condotta da Yukun Liu e Aleh Tsyvinski indica quanto importante lo slancio iniziale sia per il successo o meno di un progetto crypto.

Non mancano tuttavia gli ostacoli. Uno dei rischi più gravi è rappresentato dai cosiddetti "Sybil Attack," ovvero entità malintenzionate che creano identità multiple per rivendicare una percentuale sproporzionata di token. Vi sono vari modi per mitigare questo problema: una whitelist degli utenti, l'innalzamento delle barriere all'ingresso, oppure l'implementazione di meccanismi per la rilevazione dei Sybil Attack.

I progetti devono inoltre tener conto del contesto normativo, soprattutto da due anni a questa parte. La distribuzione di token digitali – specialmente se vi è un'aspettativa di profitti futuri – è stata infatti presa di mira dalla Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti: questo aumenta notevolmente i rischi legali. Dato la scarsa chiarezza delle normative, i progetti dovrebbero assicurarsi di non emettere inavvertitamente token considerabili titoli. Inoltre, poiché la maggior parte delle grandi reti blockchain è pubblica, potrebbero sorgere problemi legati alla privacy: ad esempio, rivelando informazioni sensibili sui destinatari degli airdrop.

E poi, che percentuale della fornitura totale di un token dovrebbe essere assegnata a un airdrop? Purtroppo, non esiste una risposta universale: tale decisione va presa in base agli obiettivi e alle strategie uniche di ciascun progetto. Detto ciò, le ricerche indicano che i team destinano agli airdrop in media il 7,5% della loro fornitura di token.

Un aspetto spesso trascurato è l'effetto rete: incentivando la condivisione, gli airdrop possono incrementare esponenzialmente la consapevolezza su un determinato progetto, attirando più utenti nell'ecosistema. L'obiettivo è innescare un circolo virtuoso di crescita e creazione di valore.

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Un'ultima considerazione da tenere presente è la semplicità. Criteri di ammissibilità eccessivamente complessi potrebbero confondere le persone, anche se tecnicamente progettati in maniera intelligente e razionale. Un airdrop dovrebbe essere un'esperienza semplice e piacevole per gli utenti, soprattutto per chi ha poca dimestichezza con il settore crypto. Collaborare con i wallet provider può semplificare il processo per questa tipologia di utente, rendendo l'airdrop ancora più accessibile e allettante.

Una buona analogia è la politica monetaria: quando la Federal Reserve degli Stati Uniti stabilisce regole monetarie semplici su come affrontare l'inflazione – e si attiene ad esse – i mercati reagiscono molto più positivamente rispetto a quando si discosta da tali regole. Lo stesso vale per gli airdrop: vanno progettati con cura, rimanendo sempre semplici e trasparenti.

Gli airdrop possono davvero fare miracoli se ben progettati ed eseguiti. Permettono ai progetti di distinguersi nell'affollato panorama blockchain, incoraggiando il coinvolgimento degli utenti e lo sviluppo di una community affiatata.

Ma il loro successo non è solo questione di fortuna: è il prodotto di una progettazione ponderata, di obiettivi chiari e di un'esecuzione strategica. Comprendere e sfruttare le opportunità offerte dagli airdrop è fondamentale per i progetti che mirano a prosperare in questa industria estremamente dinamica.

Christos Makridis è il fondatore e il CEO di Dainamic, start-up di tecnologia finanziaria che utilizza l'intelligenza artificiale per migliorare le previsioni. Ricopre, fra gli altri incarichi, quello di ricercatore affiliato presso la Stanford University e la University of Nicosia. Ha conseguito dottorati in economia, scienze gestionali e ingegneria presso la Stanford University.

Questo articolo ha scopo informativo e non deve essere considerato un consiglio d'investimento. I punti di vista e le opinioni qui espressi appartengono esclusivamente all'autore, e non riflettono necessariamente i punti di vista e le opinioni di Cointelegraph.

Traduzione a cura di Alessio Marino