Abbiamo avuto occasione di intervistare Gabriele Galli, VP of Sales and Business Development di Mesh. Mesh, fondata nel 2020, è una embedded financial platform che oggi integra oltre 300 exchange e wallet: l'azienda mira a semplificare la gestione degli asset digitali, consentendo di effettuare depositi, trasferimenti e pagamenti in criptovalute tramite un unico servizio.

Cointelegraph Italia: Ciao Gabriele, grazie per averci concesso questa intervista. L’elevata frammentazione di piattaforme e servizi è uno dei principali ostacoli all’adozione su larga scala delle criptovalute: in che modo Mesh mira a risolvere questo problema?

Gabriele Galli: Mesh agisce come un layer di connettività per l'ecosistema crypto. Supportiamo oltre 40 token e 300 piattaforme, fornendo un'integrazione che migliora drasticamente l'esperienza dell'utente.

Prendiamo come esempio MetaMask, che ha recentemente integrato Mesh: gli utenti possono ora aggregare tutti i loro asset in un'unica piattaforma e trasferire facilmente i fondi da un wallet all'altro. Questo è molto importante sia per la sicurezza che per l'esperienza dell'utente, entrambi punti critici per l'industria.

Cointelegraph Italia: Prima di entrare in Mesh, hai lavorato per molti anni all'interno di aziende tradizionali. Quando hai scoperto le criptovalute e cosa ti ha spinto a entrare in questo settore?

Gabriele Galli: Ho iniziato la mia carriera nel mondo dell'e-commerce: ho lavorato in Abercrombie & Fitch, dove ho contribuito a lanciare il ramo direct-to-consumer dell'azienda. Sono poi passato a Jet.com, una start-up successivamente acquistata da Walmart eCommerce per competere con Amazon.

Dopo l'esperienza maturata in Jet.com, volevo continuare a lavorare in una start-up. Mi sono quindi trasferito in Jungle Scout, dove ho aiutato l'azienda a creare e far crescere il suo ramo business-to-business. La compagnia crebbe molto rapidamente: in poco più di un anno, partendo praticamente da zero, il fatturato di Jungle Scout raggiunse i 10 milioni di dollari e il numero di dipendenti triplicò.

A quel punto, grazie alle lezioni apprese negli anni precedenti, ho pensato che fosse arrivato il momento di fondare una mia start-up. Ero ancora troppo giovane per prendere parte al boom di Internet, e ho vissuto il boom dell'e-commerce più come dipendente che come founder. Mi sono quindi domandato: qual è la tecnologia che, nei prossimi dieci anni, crescerà in maniera esponenziale? La risposta è stata semplice: le criptovalute.

Ho scoperto il mondo delle criptovalute quando alcuni miei amici dell'università riuscirono a lasciare gli studi e a fondare le loro aziende grazie ai soldi che avevano guadagnato con Bitcoin. Al tempo, lo ammetto, non riuscii a sfruttare appieno quest'occasione: ho iniziato a interessarmi e investire seriamente in crypto soltanto nel 2016-2017.

Ma più imparavo sulle criptovalute, più mi era chiaro come questa tecnologia rappresentasse la prossima ondata di innovazione che avrebbe plasmato il mondo delle start-up per decenni a venire, specialmente nei mercati finanziari e tecnologici.

Così durante la pandemia ho fondato, assieme ad altri due miei amici, un'azienda chiamata Dorado. Oggigiorno circa il 15% della popolazione statunitense investe in criptovalute; tuttavia l'adozione fra i pension fund americani – che gestiscono asset per un valore di oltre 30.000 miliardi di dollari – è ancora inferiore all'1%. Ci eravamo resi conto di questo ampio divario: certi che le criptovalute sarebbero continuate a crescere, l'obiettivo di Dorado era proprio semplificare l'accesso alle crypto per i fondi pensione.

Inizialmente le cose stavano andando alla grande, avevamo persino stretto delle partnership con società del calibro di Gemini e Celsius (beh, prima che quest'ultimi dichiarassero bancarotta). Ma le cose si sono fatte difficili durante il bear market, e decisi pertanto di lasciare l'azienda.

È in questo periodo che incontrai Bam Azizi, l'attuale CEO di Mesh. Al tempo aveva appena fondato un'azienda chiamata Front, un'applicazione per smartphone che permetteva di connettere vari conti e controllare così i propri investimenti.

Ma la compagnia faticava a monetizzare, e abbiamo quindi deciso di focalizzarci sulle integrazioni business-to-business. Le grandi società crypto, come Coinbase e Ledger, si sono subito dimostrate molto interessate; le banche e il mondo Web2 invece meno. È stato quindi naturale per noi spostarci sempre più verso le criptovalute e il Web3, ed è a quel punto che abbiamo deciso di cambiare il nome da Front a Mesh.

Cointelegraph Italia: PayPal Ventures ha recentemente annunciato l’investimento di 6,5 milioni di dollari – 5 milioni dei quali utilizzando la sua stablecoin PYUSD – in Mesh: in che modo questo investimento aiuterà l’azienda a realizzare la sua visione?

Gabriele Galli: Innanzitutto, inutile dirlo, il nome stesso di PayPal ci ha aiutato moltissimo in termini di visibilità nel mercato. Un colosso come PayPal che investe una cifra tanto significativa in Mesh aumenta la fiducia che gli altri ripongono in noi e nella nostra mission, e questo ci ha permesso di iniziare a collaborare con aziende anche molto grandi.

Questo investimento è stato importante perché ha rafforzato la posizione di Mesh come leader nel settore della embedded finance. Consideriamo questo settore un'opportunità di mercato che potrebbe raggiungere i 7.200 miliardi di dollari entro il 2030. Siamo focalizzati sul definire un nuovo standard per il settore e continueremo a lavorare sulla nostra vision di diventare il layer di connettività per l'industria delle criptovalute.

Questa è stata la prima volta che PayPal ha utilizzato la sua stablecoin PYUSD per fare un investimento strategico. Non è qualcosa che avviene comunemente nel settore, ma mi aspetto di vedere più esempi in futuro. Inoltre, i fondi PYUSD sono stati trasferiti on-chain utilizzando proprio le API di Mesh.

Cointelegraph Italia: Vi è ancora poca trasparenza per quanto riguarda la regolamentazione delle criptovalute, sebbene negli ultimi anni siano stati compiuti passi da gigante in tal senso. Questa generale incertezza normativa rappresenta un ostacolo per un’azienda come Mesh?

Gabriele Galli: Come la maggior parte delle altre aziende nel settore crypto, riteniamo che l'incertezza normativa sia uno degli aspetti più problematici di questa industria. Mesh si concentra sull'offrire soluzioni che facilitano il processo di conformità normativa per i nostri partner: collegando wallet ed exchange, si va di fatto a ridurre il rischio per una piattaforma di incorrere in problemi di conformità.

Ci tengo comunque a sottolineare che Mesh non interagisce direttamente con gli asset: non siamo né un custodian né un money transmitter. Ci limitiamo a offrire un software, siamo un technology provider. Questo quindi ci aiuta su tanti aspetti, possiamo lavorare con più libertà rispetto ad altre aziende del settore. Stiamo in ogni caso investendo moltissime risorse su legalità e conformità, per noi è di fondamentale importanza continuare a rimanere dalla parte giusta del quadro giuridico statunitense.

Cointelegraph Italia: Mesh ha recentemente annunciato l’integrazione di Metamask, con l’obiettivo di semplificare la gestione degli asset Web3. Ritieni che il Web3 sia ancora troppo complesso, o troppo poco maturo, per l’utente medio? Prevedi una maggiore adozione del Web3 in futuro, e su cosa dovrebbe lavorare l’industria per raggiungere questo obiettivo?

Gabriele Galli: Purtroppo, il Web3 può ancora risultare molto complesso e spesso intimidatorio per l'utente medio. Sono certo che tutti ricordano la prima volta che hanno acquistato criptovalute o hanno inviato fondi on-chain, la preoccupazione e l'incertezza che hanno provato in quel momento.

Penso che l'industria debba migliorare le proprie iniziative educative verso i nuovi utenti, migliorando al contempo i prodotti in generale. Come azienda B2B, noi ci concentriamo su quest'ultimo aspetto: miriamo infatti a offrire un'esperienza più intuitiva e semplificata per la gestione degli asset digitali. Basta guardare a tutte le grandi innovazioni tecnologiche degli ultimi decenni per capire quanto l'esperienza utente sia importante: Internet, social media, smartphone e più di recente ChatGPT. Una buona esperienza utente è una conditio sine qua non per l'adozione di massa.

La semplicità d'uso è persino più importante nelle zone del mondo, come ad esempio l'America Latina, dove le persone utilizzano le criptovalute non soltanto per investimenti a lungo termine, ma anche per effettuare pagamenti quotidiani o accedere a servizi finanziari fondamentali.

Ad ogni modo, alla base di tutto vi è la fiducia: sia da parte del pubblico che scopre le criptovalute per la prima volta, che da parte delle aziende. Il mio desiderio è arrivare al punto in cui la gente inizierà a fidarsi più delle criptovalute che delle banche.

Cointelegraph Italia: La recente approvazione degli ETF su BTC ed ETH negli Stati Uniti rappresenta un traguardo incredibile per il settore, impensabile fino a pochi anni fa. Ritieni che gli ETF abbiano reso le criptovalute degli asset “legittimi” agli occhi degli investitori tradizionali, o c’è ancora molta diffidenza? In che modo gli ETF influenzeranno i mercati crypto nei prossimi anni?

Gabriele Galli: Penso che l'approvazione degli ETF su Bitcoin ed Ethereum abbia segnalato un forte interesse da parte degli investitori istituzionali verso questa nuova classe di asset. Sebbene la classe politica possa essere ancora scettica e divisa sulla questione, gli investitori hanno destinato una somma considerevole di denaro verso BTC.

Inoltre, questi sviluppi incrementano il generale livello di fiducia verso gli asset digitali. Le criptovalute sono state approvate dal governo, sono stati lanciati degli ETF, alcuni dei più grandi gestori patrimoniali al mondo – come BlackRock – hanno iniziato a offrire prodotti su BTC: è un segnale positivo enorme.

E naturalmente gli ETF apriranno le porte al gigantesco capitale istituzionale, del quale ancora non abbiamo visto nulla. Prevedo che già nel breve periodo, tra un anno o due, assisteremo a un'ondata di investimenti verso le crypto: io sono molto ottimista in tal senso.

Alcuni membri della crypto-community considerano gli ETF quasi un tradimento della visione originale di Satoshi Nakamoto, che ideò Bitcoin come alternativa alle banche e alla finanza tradizionale. Ma ritengo che sia necessario trovare un compromesso fra l'anarchia cypherpunk dei primi anni e l'adozione da parte delle istituzioni, è l'unico modo per continuare a crescere. Ad ogni modo, i massimalisti di Bitcoin che desiderano rimanere anonimi possono continuare a farlo.

Cointelegraph Italia: Ritieni che la percezione delle criptovalute stia cambiando anche in Italia? Vi è una maggiore consapevolezza e fiducia verso questi asset?

Gabriele Galli: L'Italia ha una comunità e un ecosistema crypto molto interessanti. Anche se vivo negli Stati Uniti e non posso vivere la scena crypto italiana quanto vorrei, posso chiaramente vedere che c'è molto fermento nel Paese.

Basti pensare alla Bitcoin Valley, nella città di Rovereto, dove esiste un'economia circolare basata su BTC da quasi un decennio. Oppure alla città italofona di Lugano, dove non solo Bitcoin e USDT sono accettati in centinaia di negozi, ma si possono anche pagare le tasse in criptovalute. 

Si tratta comunque di un trend globale: sta avvenendo in Italia, in America e nel resto del mondo. Lo vedo nella mia vita di tutti i giorni, persino mia nonna si sta interessando alle criptovalute! Questo, fino a qualche anno fa, sarebbe stato impensabile.