Di recente, il cofondatore di Babylon ha illustrato come il protocollo di staking di Bitcoin abbia assorbito miliardi di dollari in BTC, avviando la finanza decentralizzata (DeFi) sul network crypto più importante del mondo.
In occasione dell'evento Bitcoin MENA tenutosi ad Abu Dhabi, il cofondatore e chief technology officer di Babylon Fisher Yu ha dichiarato a Cointelegraph che la vera DeFi su Bitcoin (BTC) “non esisteva” fino a poco tempo fa. Sebbene BTC possa essere messo in stake o “wrappato” ed utilizzato in diverse applicazioni decentralizzate (DApp), a detta del cofondatore, vi è ancora un requisito di fiducia.
“Devi fidarti di qualcun altro”, sostiene Yu. "Se si fa un prestito, si devono dare i propri Bitcoin a qualcun altro e poi incrociare le dita affinché il mutuatario possa restituirli. Se si vogliono fare degli smart contract, bisogna mettere in bridge i propri Bitcoin con un'altra smart chain”, prosegue Yu.
Secondo Yu, ciò introduce un rischio di controparte simile a quello della finanza tradizionale o centralizzata (CeFi). "In questo modo, si perde anche il controllo dei Bitcoin. Sono sotto il controllo di qualcun altro. E questi può scappare con i vostri asset”.
L'evento Bitcoin MENA ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti. Fonte: Cointelegraph
La vera DeFi su Bitcoin non dovrebbe fidarsi di terze parti
Yu aggiunge che il vantaggio principale della DeFi rispetto alla CeFi risiede nella sua natura trustless, che elimina le terze parti. La “vera DeFi” è quella in cui gli utenti possono semplicemente fidarsi della blockchain o dello smart contract all'interno del protocollo.
Il team di Babylon sostiene di aver inventato il Bitcoin staking, consentendo la DeFi su Bitcoin:
"Abbiamo introdotto lo staking su Bitcoin rendendolo un caso d'uso nativo, che non richieda al detentore di Bitcoin di fidarsi di terze parti. Come quando si detiene un Bitcoin o si usa come semplice strumento di pagamento, ci si fida solo del protocollo e di se stessi. Non ci si deve fidare di nessun altro”.
Yu precisa che i Bitcoin in stake su Babylon saranno utilizzati per garantire una blockchain proof-of-stake (PoS) che l'azienda ha in programma di lanciare.
A differenza delle blockchain Ethereum o Solana, lo staking su Bitcoin non ricompensa gli staker con l'asset nativo della chain. Piuttosto, gli staker saranno remunerati con il token nativo della blockchain PoS, garantito dal capitale bloccato.
Babylon può contare su 3,5 miliardi di dollari di BTC in stake
Babylon distribuirà la sua mainnet in più fasi, partendo dai detentori di Bitcoin che bloccano i loro BTC. L'azienda lancerà poi una blockchain descritta come “la prima chain protetta dallo staking di Bitcoin”.
Yu ricorda che durante lo staking cap iniziale di Babylon, il protocollo ha ricevuto 1.000 BTC (circa 100 milioni di dollari) in un'ora. Durante il secondo cap, la società ha raccolto 24.000 BTC, per un valore di 2,3 miliardi di dollari all'epoca, in soli 90 minuti.
“In alcuni casi, vi sono persone che hanno messo in stake 500 Bitcoin in un'unica transazione in quanto quello era il limite massimo”, sottolinea Yu.
Fonte: Babylon
Il 10 dicembre Babylon ha aperto il terzo cap per lo staking di Bitcoin. In un annuncio pubblicato su X, il protocollo di staking di Bitcoin ha dichiarato di aver già raccolto 3,5 miliardi di dollari in Bitcoin.
La DeFi su Bitcoin attrarrà simili vettori di attacco
Sebbene la DeFi su Bitcoin stia riscuotendo successo, Yu ammette che si troverà ad affrontare vulnerabilità simili a quelle riscontrate in ecosistemi DeFi più ampi, tra cui hacking ed exploit:
"La DeFi è trustless, cioè presuppone che il codice e il sistema funzionino correttamente. Ma se vi è una violazione nel codice o in un sistema di bridge, le persone rischiano di perdere denaro. Quindi, in teoria, sono sicuri, ma in pratica esistono molti vettori di attacco che potrebbero manifestarsi. Quindi, non vedo la DeFi su Bitcoin diversa da queste”.
Tuttavia, Yu spiega che la DeFi su Bitcoin può trarre insegnamento dagli episodi verificatisi in passato nell'ambito della DeFi tradizionale. "Abbiamo imparato molte lezioni in proposito. Quindi possiamo ripercorrere questo percorso ed evolvere i sistemi ad un ritmo molto più veloce rispetto ad altri ecosistemi”, conclude Yu.
Traduzione a cura di Walter Rizzo