Nel giro di poche settimane, due importanti attori dell'industria tecnologica hanno visto il loro patrimonio netto ridursi di miliardi di dollari, in parte a causa delle loro stesse decisioni aziendali.

Secondo quanto riferito, Sam "SBF" Bankman-Fried, l'ormai ex CEO del crypto exchange FTX, a marzo aveva un patrimonio netto di circa 24 miliardi di dollari, il 7 novembre scorso di 16 miliardi di dollari, e ora non ha nemmeno più i requisiti per essere inserito nell'indice Bloomberg Billionaires. Alcuni report sostengono che con le sue partecipazioni in Robinhood, piattaforma di crypto e stock trading, nelle società FTX e in Alameda Research, SBF nei prossimi giorni potrebbe trovarsi ad affrontare serie difficoltà economiche.

Nel giro di una settimana, i problemi di liquidità di FTX hanno avuto ripercussioni su tutto lo spazio delle criptovalute. Il 7 novembre Bankman-Fried aveva dichiarato che "gli asset erano a posto", liquidando molte delle notizie relative all'insolvenza dell'azienda come "voci false". Successivamente ha annunciato che FTX stava lavorando a un potenziale accordo con Binance per risolvere la "carenza di liquidità", ma l'accordo è saltato nel giro di 48 ore. Meno di due giorni dopo SBF si è dimesso e ha annunciato che FTX avrebbe presentato istanza di fallimento negli Stati Uniti.

"FTX si unisce al famigerato club delle società cripto centralizzate che sono fallite in questo ciclo perché si sono prese enormi libertà non solo con i fondi dei clienti, ma anche con l'etica, l'integrità e gli ideali stessi delle cripto", ha dichiarato a Cointelegraph Anto Paroian, CEO e direttore esecutivo del cripto hedge fund ARK36. "Speriamo che sia il settore nel suo complesso che i singoli utenti possano imparare e crescere da questa esperienza".

D'altra parte, Elon Musk, CEO di Tesla e tuttora la persona più ricca del mondo, ha ventilato per mesi l'ipotesi di un'acquisizione della piattaforma di social media Twitter, portando molti a ipotizzare che non avesse intenzione di andare fino in fondo. Quando a ottobre è stato raggiunto un accordo, Musk ha acquistato l'azienda per 44 miliardi di dollari, ma le stime indicano che potrebbe dover pagare circa 1 miliardo di dollari di interessi all'anno.

Musk aveva un patrimonio netto di oltre 300 miliardi di dollari nell'ottobre 2021, prima dell'acquisizione di Twitter, in contemporanea al massimo storico di 407,36$ raggiunto dalle azioni Tesla nel novembre 2021. Secondo il Bloomberg Billionaires Index, in circa un anno il CEO di Tesla ha perso più di 86 miliardi di dollari, facendo scendere il suo patrimonio netto a 184 miliardi di dollari al momento della pubblicazione.

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Il nuovo leader di Twitter ha già attuato una serie di politiche controverse che hanno messo in dubbio la competenza di Musk nel mondo degli affari. Nella sua prima settimana in azienda ha licenziato molti dirigenti di alto livello — tra cui molti membri del team di moderazione dei contenuti — e la piattaforma ha registrato un'improvvisa impennata di tweet contenenti espressioni di odio, con conseguenti segnalazioni di possibili rischi per le entrate degli inserzionisti.

Tenete presente che Twitter farà molte cose stupide nei prossimi mesi.

Manterremo ciò che funziona e cambieremo ciò che non funziona.

— Elon Musk (@elonmusk) November 9, 2022

Una decisione aziendale che ha potenzialmente messo a rischio Twitter è stata quella di passare la piattaforma a un modello di abbonamento, facendo pagare agli utenti i segni di spunta blu "verificati" invece di distribuirli esclusivamente in seguito a un processo di richiesta. In questo modo il sistema ha permesso a numerosi account di appropriarsi falsamente di aziende e persone reali, tra cui Nintendo of America, Valve, produttore di videogiochi, e il presidente degli Stati Uniti Joe Biden.

Ora è così, sono sicuro che gli inserzionisti resteranno qui pic.twitter.com/OE8PZxA5zx

— David Milner (@DaveMilbo) November 9, 2022

"Il fallimento di Elon Musk alla guida di Twitter è un buon esempio di come respingere i tentativi autoritari", ha dichiarato Max Berger, cofondatore del gruppo attivista IfNotNow. "Ha perso il sostegno critico di cui aveva bisogno da parte dei principali sostenitori (inserzionisti, lavoratori, utenti). Ha cercato di centralizzare il controllo, ma non ci è riuscito".