Grazie ai dati sull’inflazione che riportano un aumento dei prezzi più veloce di quanto gli stessi esperti si aspettassero, l'interesse verso Bitcoin (BTC) è improvvisamente aumentato.

Anche sul fronte del mercato del lavoro le notizie non sono incoraggianti: secondo l’ultimo rapporto sul Consumer Price Index (CPI), pubblicato il 10 giugno dal Bureau of Labor Statistics (BLS), il guadagno medio orario dei lavoratori americani è sceso ai minimi di questo secolo.

L'inflazione torna ai livelli del 2008

Uno dei migliori amici di Bitcoin si chiama inflazione. La natura intrinsecamente deflazionistica della moneta digitale consente ai suoi detentori di risparmiare per il futuro, senza preoccuparsi che l'inflazione vada a sminuire il valore dei propri risparmi.

Dall'inizio della pandemia di COVID-19, le banche centrali hanno dato il via a programmi di stampa di moneta senza precedenti. Ora le conseguenze si stanno rivelando in maniera molto chiara, destando preoccupazione.

A maggio, a distanza di 12 mesi da quando la pandemia di coronavirus ha iniziato a espandersi al di fuori dei confini della Cina, il CPI degli Stati Uniti è aumentato dello 0,6%. Il dato supera del 5% il valore riferito allo stesso mese dell'anno scorso: in concreto, significa che l'inflazione negli Stati Uniti è ora ai massimi dal 2008, l'anno della crisi finanziaria

"Il report CPI di maggio mostra, per il secondo mese di fila, un incremento dell'inflazione soprattutto nelle categorie sensibili alle riaperture", hanno commentato gli analisti di Bloomberg.

Grafico CPI relativo agli Stati Uniti. Fonte: BLS
Grafico CPI relativo agli Stati Uniti. Fonte: BLS

Non sorprenderà forse che i sostenitori di Bitcoin sono stati tra i primi a lanciare l'allarme. Dan Held, Growth Lead dell'exchange di criptovalute Kraken, ha affermato su Twitter:

"Gli Stati Uniti hanno appena raggiunto il tasso di inflazione più elevato degli ultimi 13 anni. Un fenomeno inaspettato da politici ed economisti. Per qualsiasi individuo di intelligenza media, è una conseguenza estremamente intuitiva vista la massiccia stampa di denaro (come stimolo all’economia) che si è verificata dopo il COVID."

Held ha osservato però che il livello dei salari non ha seguito l’andamento dei prezzi: i lavoratori statunitensi guadagnano in media all'ora di meno rispetto a qualsiasi altro periodo del 21° secolo, al netto dell'inflazione. 

"I salari non hanno tenuto il passo con l'inflazione, quindi i lavoratori sono diventati più poveri. I salari sono più 'stabili' dei prezzi, che invece possono essere modificati molto più facilmente", ha concluso, evidenziando un periodo simile negli anni '70.

Il CPI nasconde i tassi dell’inflazione reale

Negli ultimi anni, molte figure del mondo di Bitcoin hanno posto l'attenzione sull'inflazione in crescita: esempio lampante di come il sistema monetario fiat inganni coloro che sono costretti a parteciparvi.

Sebbene il CPI appaia ancora relativamente basso in termini percentuali, una grande quantità di asset rimane esclusa nell'indicatore. Ad esempio i prodotti e servizi che danno al cittadino una garanzia per il futuro, come il settore immobiliare e le tasse universitarie

Michael Saylor, CEO di MicroStrategy, e Saifedean Ammous, autore di The Bitcoin Standard, sono stati particolarmente espliciti su tale discrepanza:

"Il CPI è un indice fuorviante dell'inflazione. La volatilità è una misura fuorviante del rischio. La prima ci distrae dal problema, la seconda ci distrae dalla soluzione."