Le aziende di criptovalute stanno fallendo a destra e a manca, e le società di mining di Bitcoin sembrano imbarcare acqua più velocemente di quanta riescano a liberarsene. A metà giugno Whit Gibbs, CEO di Compass Mining, e Jodie Fisher, CTO, hanno dato bruscamente le dimissioni, in seguito alle accuse secondo cui la società di hosting e hardware per il mining di Bitcoin non avrebbe pagato centinaia di migliaia di dollari di bollette elettriche arretrate a Dynamics Mining, un fornitore di servizi per Compass.

Bloomberg ha recentemente riportato che molti miner di Bitcoin, di dimensioni industriali, si sono indebitati in modo significativo, sfruttando le loro attrezzature e i BTC come garanzia per prestiti destinati all'acquisto di ulteriori attrezzature per l'espansione delle loro attività. Secondo il rapporto e i dati di Arcane Research, i miner devono restituire circa 4 miliardi di dollari in prestiti e si prevede quindi che la tendenza sia quella di liquidare le loro partecipazioni in BTC per coprire i costi di capitale e operativi.

Nell'ultimo mese Marathon Digital, Riot Blockchain, Core Scientific, Bitfarms e Argo Blockchain PLC hanno venduto tra i 1.000 e i 3.000 BTC ciascuno per coprire i debiti, le spese operative (OPEX) e di capitale (CAPEX).

I problemi dei miner si ripercuotono anche sugli ASIC e i loro prezzi, oltre che sui principali rivenditori di hardware per il mining, come Big Sky ASICs, ASIC Marketplace, Bitmain e Kaboomracks: gli ASIC di alto e medio livello vengono infatti venduti a un prezzo fino al 70% inferiore rispetto ai loro massimi storici, tra i 10.000$ e i 18.000$.

I dati di Arcane Research mostrano che le aziende di mining quotate in borsa vendono più Bitcoin di quanti ne abbiano estratti a maggio, ed è possibile che alcune di esse riducano la propria presenza nel settore e si ridimensionino, oppure cessino l'attività, qualora non siano in grado di coprire i debiti OPEX e CAPEX.

Secondo Jaran Mellerud, analista del mining presso Arcane Research:

"Se saranno costretti a liquidare una quota considerevole di queste partecipazioni, potrebbero contribuire a spingere il prezzo del Bitcoin ancora più in basso".

Naturalmente, i titoli dei giornali e i tweet raccontano solo una piccola parte della storia. Cointelegraph ha quindi contattato il responsabile della ricerca di Luxor Technologies, Colin Harper, per capire come le aziende di mining vedono la situazione attuale.

Cointelegraph: Bitcoin è scambiato al di sotto del prezzo di realizzo e a volte è sceso addirittura sotto il costo di produzione dei miner. Finora, il prezzo ha faticato a mantenersi al di sopra del massimo storico del 2017 e l’hash rate è in calo. In genere, gli analisti on-chain individuano nei parametri che toccano i minimi storici un'opportunità di acquisto. Cosa ne pensa?

Colin Harper: Non mi piace molto dire alla gente se e quando comprare. Detto questo, non ho mai pensato che avremmo rivisto BTC a 17.000$. Qualsiasi prezzo intorno o inferiore ai 20.000$ mi sembra un buon affare, ma mi sto anche preparando a un eventuale calo dei prezzi.

Cointelegraph: Qual è lo stato attuale dell'industria del mining di BTC? Ci sono miner che stanno liquidando i loro fondi, altri esposti alla leva finanziaria e che potrebbero fallire, altri ancora che stanno spegnendo i loro impianti e mettendo gli ASIC in vendita. Il prezzo delle azioni e il flusso di cassa delle aziende di mining quotate in borsa sono piuttosto negativi in questo momento. Cosa sta accadendo dietro le quinte e come vede l'impatto di questa situazione sul settore nei prossimi 6-12 mesi?

Colin Harper: In breve, la redditività è in crisi, quindi i miner con troppi debiti, alti costi operativi o entrambi verranno spazzati via. Quest'anno l’hash rate crescerà molto più lentamente del previsto a causa della crisi di redditività, i prezzi degli ASIC continueranno a scendere e molti nuovi miner, che sono entrati nel settore soltanto l'anno scorso, saranno buttati fuori. I miner con costi complessivi pari o inferiori a 0,05 $/kWh stanno ancora estraendo con ampi margini di profitto.

Più specificatamente, nel 2021 la redditività del mining di Bitcoin ha raggiunto i massimi pluriennali. Al contempo, i tassi di interesse erano ancora bassi e i miner si sono indebitati per finanziare la crescita dell'hash rate durante questo boom di redditività.

Ora le cose sono cambiate: la redditività sta scendendo verso i minimi storici, i tassi di interesse sono in aumento, i prezzi dell'energia sono alle stelle e tutti gli indicatori puntano verso una recessione globale. Molti miner hanno firmato contratti di hosting, contratti di acquisto di energia e altri accordi operativi, basandosi su modelli di redditività del 2021, senza tenere conto delle condizioni attuali.

Ora che le condizioni del mercato rialzista si sono invertite e il mercato ribassista è arrivato, i miner con costi più elevati e debiti insostenibili stanno iniziando a liquidare le loro attività. Tuttavia, non abbiamo ancora sentito parlare di miner che hanno subito il sequestro delle attrezzature e la liquidazione forzata. Gli operatori del settore che lo scorso anno hanno fatti  il passo più lungo della gamba hanno iniziato a vendere di propria spontanea volontà, ma molti miner pubblici stanno ancora estraendo con margini sani.

Nei prossimi sei mesi alcuni miner, sia pubblici che privati, risulteranno insolventi: ci aspettiamo quindi fallimenti, fusioni e acquisizioni nell'anno a venire. Con i prezzi dell'elettricità in aumento, i miner dovranno farsi furbi per ridurre i costi e trovare fonti di energia più economiche. I miner off-grid prospereranno negli anni a venire.

Per rendere più chiaro il concetto, basti pensare che nel 2021 l'hash price medio era di circa 0,30$/TH/giorno: in altre parole, una macchina da 100TH, come una S19j Pro, avrebbe fruttato 30$ al giorno. In questo momento l'hash price è di ~0,088$/TH/giorno, quindi la stessa macchina sta generando 8,80$ al giorno. Se il costo dell'energia dovesse arrivare a 0,06$/TH/giorno, allora questo impianto produrrebbe un profitto di 4,40$ (contro i 25,60$ in media dell'anno scorso).

L'hash price è un parametro dell'Hashrate Index di Luxor, utilizzato per calcolare il ricavo previsto di un'unità di hash rate, quando un miner utilizza una pool Full-Pay-Per-Share (FPPS) come Luxor. L'hash price è espresso in dollari per terahash al giorno, dove per terahash si intende la velocità con cui una macchina per il mining di Bitcoin elabora i calcoli. A 0,09$/TH/giorno, una macchina da 100TH produrrebbe 9$ al giorno utilizzando Luxor o una pool FPPS simile.

Cointelegraph: Questo è un momento buono o cattivo per iniziare a fare mining? Ci sono particolari parametri on-chain o di redditività che state osservando?

Colin Harper: Dato che l'hash price si sta avvicinando ai minimi storici, è un momento difficile per iniziare a fare mining, ma il mercato ribassista darà agli investitori più accorti l'opportunità di gettare le basi per prosperare nel prossimo mercato rialzista.

I prezzi delle macchine stanno scendendo drasticamente, quindi sta diventando molto più conveniente acquistare una macchina di nuova generazione (l'ASIC Trading Desk di Luxor ha messo in vendita impianti della serie Whatsminer M30 e Antminer S19 a 30-50$/TH). 

Naturalmente c'è una ragione per cui queste macchine stanno diventando così tanto economiche: guadagnano un terzo rispetto a quanto guadagnavano lo scorso anno, e probabilmente guadagneranno ancora meno quando questo mercato ribassista sarà ufficiale. Mi aspetto che i prezzi delle macchine scendano ancora.

Detto questo, se riuscite a trovare tariffe energetiche favorevoli e/o un buon contratto di hosting, i prossimi mesi saranno probabilmente caratterizzati da prezzi favorevoli per gli ASIC, se desiderate avviare un'attività di mining. Il mercato ribassista sarà un ottimo momento per posizionarsi per la prossima bull run.

Cointelegraph: Supponiamo che io abbia un milione di dollari in contanti, è un buon momento per iniziare a fare mining? E se avessi dai 100.000 ai 300.000 dollari? Per quanto riguarda invece la fascia compresa tra 10.000 e 40.000 dollari?

Colin Harper: Sicuramente non è un buon momento per cercare di avviare un'attività di mining a casa. Per quanto riguarda l'impiego di capitali su scala industriale, dipende molto dal luogo e dalle competenze delle persone che lo gestiscono.

Cointelegraph: Conferma quindi che questo è un pessimo momento per iniziare a fare mining da casa?

Colin Harper: Assolutamente, personalmente aspetterei che i prezzi degli ASIC scendano ancora. Anche in quel caso, vorrei assicurarmi di poter fare qualcosa per ottimizzare l'efficienza dell'ASIC e migliorare il ROI: ad esempio, se si può riciclare il calore per riscaldare la propria casa e quindi non pagare il riscaldamento in inverno.

Cointelegraph:  In che modo l'imminente halving di Bitcoin potrebbe alterare il panorama del mining e la quantità di apparecchiature necessarie per risolvere un algoritmo che diventa sempre più difficile da risolvere?

Colin Harper: I miner di Bitcoin cercheranno di aumentare il più possibile il loro hash rate prima dell'halving. L'aumento dei prezzi dell'energia e la bassa redditività rappresenteranno un ostacolo, ma i miner con costi bassi e tanta fiducia nell'asset faranno crescere le loro attività di conseguenza. 

In termini di industrializzazione, sembra proprio che il mining si stia dirigendo in quella direzione, anche se credo che l'equazione cambierà quando i produttori di energia (compagnie petrolifere, aziende agricole a fonti rinnovabili, autorità elettriche, ecc.) inizieranno a estrarre BTC su larga scala: i costi dell'energia e le pressioni recessive potrebbero limitare la portata e la scala del mining industriale.