Grazie alla difficulty calata del 6,7% rispetto al picco di maggio e alla maggiore efficienza degli hardware per il mining, il costo per produrre un Bitcoin (BTC) è sceso ai minimi degli ultimi dieci mesi.

Mercoledì scorso gli strateghi di JPMorgan, guidati da Nikolaos Panigirtzoglou, hanno dichiarato agli investitori che i costi di produzione del Bitcoin sono scesi a circa 13.000$ rispetto ai 24.000$ dollari di inizio giugno.

Secondo gli analisti, che citano un grafico di Bitinfocharts, si tratta del valore più basso registrato da settembre 2021, con la difficulty di mining diminuita, dai massimi di maggio, da 31,25T a 29,15T.

La riduzione dei costi di produzione del Bitcoin può potenzialmente allentare la pressione di vendita dei miner e migliorare la redditività. Ma nel complesso gli strateghi rimangono ribassisti, affermando che "il calo dei costi di produzione potrebbe essere percepito come negativo per le prospettive del prezzo del Bitcoin in futuro".

Hanno aggiunto che il costo di produzione è percepito da alcuni analisti come il limite minimo per il prezzo di BTC durante un mercato ribassista. Diversi analisti hanno infatti previsto che i prezzi del BTC scenderanno a circa 13.000$, il che sarebbe in linea con i ribassi superiori all'80% dei due precedenti cicli negativi. Attualmente Bitcoin è in calo del 70% rispetto ai massimi storici di novembre.

Il costo di produzione del Bitcoin ha raggiunto un massimo proprio in seguito agli ATH di aprile e novembre 2021 ed è diminuito in concomitanza con l'andamento dei mercati, suggerendo che è correlato ma in ritardo rispetto ai movimenti dei prezzi. Il calo dei costi di produzione è stato anche collegato a una diminuzione del consumo di elettricità.

L'indice del consumo energetico di Bitcoin dell'Università di Cambridge riporta che attualmente la domanda giornaliera di energia stimata della rete è di 9,59 Gigawatt. Si tratta di un calo del 33% nell'ultimo mese e del 40% rispetto al picco di domanda del 2022, pari a quasi 16 GW registrato a febbraio.

Fonte: Cambridge University

Inoltre, un numero significativo di miner ha spento gli impianti più vecchi e inefficienti, poiché il loro funzionamento non è più redditizio a causa dell'aumento dei prezzi dell'energia e del crollo dei prezzi del BTC.

Secondo Asicminervalue, il Bitmain Antminer E9, rilasciato questo mese, è una delle unità più efficienti sul mercato, con un tasso di hash massimo di 2,4Gh/s ed un consumo energetico di 1.920 watt.

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I minatori hanno subito il doppio colpo dell'aumento dei prezzi energetici globali e del crollo dei prezzi del BTC. Ciò ha causato un crollo della redditività del mining del 63% dall'inizio dell'anno. Bitinfocharts riporta che la redditività è attualmente ai livelli più bassi dall'ottobre 2020, attestandosi a 0,095$ per Th/s al giorno.

Tuttavia, il calo dei costi di produzione potrebbe prevenire un'ulteriore diminuzione della redditività, o addirittura invertire la tendenza nei prossimi mesi.